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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2012 alle ore 15:45.

«C'era un solaio sotto il parquet, c'era il vuoto per questo il pavimento ha ceduto, le torri sono crollate ed è venuto giù tutto». Parla a denti stretti un collega di Matteo Armellini, il tecnico del suono romano che lavorava nel tour di Laura Pausini, morto alle due della notte scorsa travolto proprio da una delle colonne crollate.

Una tragedia che arriva a nemmeno 3 mesi di distanza da quella in cui perse la vita un altro ragazzo di 20 anni, Francesco Pinna. Diversa la dinamica, identico il tributo di morte. «Là - spiega sempre il collega di Matteo Armellini - fu la struttura a cedere e ripiegarsi su se stessa. A Reggio è stato il pavimento che ha ceduto sutto il peso della struttura».
Qualcosa, è evidente, in quest'ultima tragedia non quadra: le torri erano scariche: non c'erano appese casse o luci. Erano nude, pertanto molto più leggere rispetto al peso complessivo reale che normlamente sostengono. «Appunto - ripete il tecnico - è solo un esempio di come vengono dati i permessi per i concerti in strutture che sono inidonee ad ospitarli. Se un pavimento crolla i tecnici che stanno montando che responsabilità possono avere? Ho sentito che qualcuno ha già detto che la colpa è degli operai o dei tecnici inesperti. Ma quando mai? A Trieste ha ceduto una struttura, a Reggio Calabria, in un palazzetto che era stato anche chiuso per diverso tempo e che noi del settore sappiamo essere assolutamente inadatto a ospitare spettacoli. In Italia non è certo questo l'unico caso di stabili vecchi per i quali viene data l'agibilità».

Del resto dopo la morte di Francesco Pinna i controlli sulla sicurezza dei lavoratori dei tanti service che compongono la carovana di un tour si sono ancor più intensificati: «La commissione spettacoli delle prefetture locali - spiega un tour manager di lungo corso che preferisce rimanere anonimo - controlla ogni dettaglio: impossibile che i lavoratori non siano in regola. Oggi ancora di più. Certo che si investe meno, si lavora al risparmio, ma non si risparmia sui materiali e sulla sicurezza dei tecnici». Restano le circostanze sfortunate, trovarsi nel momento sbagliato nel posto sbagliato: ma se davvero la magistratura accerterà che la dove poggiava la torre franata al suolo c'era un solaio, la sfortuna non c'entra.

Non c'entrano gli oltre 100 lavoratori che quotidianamente montano e smontano il palco di Laura Pausini, nemmeno la produzione del tour che, da sfortunata coincidenza, sia per Jovanotti che per la cantante di Solarolo è Agorà. Italstage è la società di Napoli che si occupa del palco di Laura Pausini : raggiunta telofincamente non ha rilasciato dichiarazioni. Ma se Matteo Armellini è morto schiacciato da una torre che non è crollata per un colpo di vento, qualcuno ne ha la responsabilità. Per l'incidente costato la vita a Francesco Pinna sono nove gli indagati. Tra qualche mese, quando saranno chiuse le perizie, probabilmente si saprà di più circa la dinamica dell'incidente e solo allora si inizieranno ad accertare i gradi di responsabilità. «Noi lo sappiamo chi sono i responsabili - conclude il tecnico amico e collega di Matteo - sono quelli che danno l'ok, quelli che fanno i sopralluoghi, quelli che progettano strutture che in Italia non trovano uno spazio adeguato per essere allestite in sicurezza». Sono quelli che non sono mai saliti su un tourbus, non si sono mai arrampicati su una torretta, non hanno mai indossato scarpe antinfortunistiche. Sono quelli con la giacca e la cravatta che non fanno parte della "famiglia del tour".

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