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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2012 alle ore 13:21.

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Arresto marò, la Farnesina convoca l'ambasciatore indiano: «Illegittimo il procedimento giudiziario» (Epa)Arresto marò, la Farnesina convoca l'ambasciatore indiano: «Illegittimo il procedimento giudiziario» (Epa)

«L'Italia non riconosce la legittimità, per carenza di giurisdizione», del procedimento giudiziario in corso in India sul caso dei due marò. È quanto ha comunicato il ministro degli esteri Giulio Terzi all'ambasciatore indiano Debravata Saha, convocato alla Farnesina.

La «ferma protesta» dell'Italia
Questa mattina il ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata, ha contattato l'ambasciatore indiano a Roma per comunicargli la «ferma protesta» dell'Italia per le «inaccettabili misure» messe in atto dalle autorità indiane nei confronti dei due militari italiani detenuti nello Stato del Kerala. Il ministro ha anche definito come «non soddisfacenti» le «attenuazioni» in merito alla loro detenzione. A raccontare l'ultimo passo del confronto che da giorni vede contrapporsi Italia e India il portavoce della Farnesina, Giuseppe Manzo, nel corso di un briefing con la stampa.


Preoccupazione per il sentimento anti-italiano
Nel corso dell'incontro con Terzi ha sottolineato al diplomatico la posizione del Governo italiano, più volte espressa in questi giorni, sulla esclusiva competenza giurisdizionale della nostra magistratura per un fatto che coinvolge organi dello Stato operanti nel contrasto alla pirateria sotto bandiera italiana e in acque internazionali. L'ambasciatore indiano è stato quindi sollecitato a trasmettere al governo di New Delhi e alle autorità del Kerala la fortissima preoccupazione per il clima di tensione e di forte risentimento anti-italiano che si registra in India, in particolare nella regione dove si è svolto l'episodio che ha visto coinvolti i nostri due militari, con un possibile grave pregiudizio della correttezza del procedimento giudiziario in corso. Al termine de colloquio, Terzi ha quindi informato degli esiti il presidente del Consiglio, Mario Monti, che continua a seguire personalmente gli sviluppi del caso insieme ai ministri di Esteri, Difesa e Giustizia più direttamente coinvolti.

Coinvolgere altri Paesi
Oltre alle pressioni diplomatiche sull'India, l'Italia punta anche ad allargare il fronte dei Paesi sensibili al problema della pirateria e al loro coinvolgimento nel caso dei due marò prigionieri. Il portavoce della Farnesina ha spiegato che si tratta di un «tema sul quale abbiamo cominciato a lavorare già da tempo». La preoccupazione dell'Italia - ha messo ricordato Manzo - «è che si crei un precedente pericoloso in un settore così importante, quale il contrasto alla pirateria, che rischia di essere invocato o esteso ad altre situazioni che vedono impegnati militari di un altro paese all'estero».

I due italiani: stiamo bene, fiducia nelle istituzioni
«Ci trattano bene, abbia fiducia nel lavoro positivo che stanno facendo per noi le istituzioni». Lo hanno detto i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in un breve incontro con i giornalisti italiani nel carcere di Trivandrum.

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