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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2012 alle ore 10:20.

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NEW YORK - Quella degli executive e finanzieri travolti dalla grande crisi finanziaria ed economica è una schiera illustre, soprattutto negli Stati Uniti ma non solo. Da James Cayne di Bear Stearns a Dick Fuld di Lehman Brothers, le due storiche banche d'investimento di Wall Street il cui crack, nel 2008, segnò l'arrivo della bufera. Fino a Sir Fred Goodwin, che aveva guidato al collasso la britannica Royal Bank of Scotland e che da poco non è più neppure Sir, cavaliere.

Di Cayne, considerato un aristoratico della finanza americana, è rimasto famoso l'eccesso di flemma: la sua assenza, nei giorni cruciali per il tracollo della società, perché impegnato a giocare a golf. Fuld, considerato un mastino della finanza aggressiva che aveva portato Lehman a sfidare le più grandi rivali, è passato invece alla storia per le veementi difese del proprio rischioso operato - e per il pugno in faccia che, secondo indiscrezioni, si sarebbe preso da un ex dipendente a crisi avvenuta.

Ancora: ecco il volto di Martin Sullivan di Aig, il gigante delle assicurazioni che aveva scommesso tutto sui derivati e la cui caduta ha forse piu' di tutto diffuso il contagio, cstringendo il governo americano a un salvataggio da 180 miliardi di dollari. Sullivan, dirigente di lungo corso del gruppo, aveva ereditato la poltrona da Hank Greenberg in circostanze gia' non del tutto felici: il leggendario finanziere che dagli anni Sessanta in avanti aveva trasformato Aig in un impero mondiale era stato a sua volta travolto da uno scandalo contabile tre anni prima. Dal 2008 Aig, per ristrutturarsi, e' passata attraverso altri tre chief executive: Robert Willumstadt, Edward Liddy e oggi Bob Benmosche.

Affrettati cambi la vertice sono scattati in altri "marchi" storici dell'Olimpo bancario americano: Merrill Lynch, comprata da Bank of America alla vigilia di un poteziale fallimento, ha visto tramontare rapidamente anche la stella di John Thain, ex amministraore delegato del Nyse, dopo la cacciata di Stanley O'Neal gia' nel 2007. Poco dopo la stessa Bank of America ha divuto sbarazzarsi di Ken Lewis, padre padrone dell'istituto, per sostituirlo con Brian Moynihan. Oltre ad assorbire in modo poco trasparente Merill soffriva per l'acquisizione di Countrywide Financial, leader dei mutui facili al centro di scandali e perdite. Il suo ex chief executive Angelo Mozilo e' un altro dei caduti illustri: ha raggiunto un accordo con la Sec pagando una multa da 67,5 milioni.

A Citigroup, la cui crisi per eccessivi rischi ed espansioni era cominciata prima la bufera finanziaria, fin dal 2007 era saltato Charles Prince. Morgan Stanley, nonosatnte sia rimasta assieme a Goldman Sachs l'unica delle vecchie investiment bank sopavvissute, dal 2010 ha comunque sostituito John Mack con James Gorman sulla polrona di amministratore delegato. Anche ex dirgenti dei colossi immobiliari para-statali, Fannie Mae e Freddie Mac, sono finiti nel mirino: da Frank Raines a Daniel Mudd.

Fuori dai confini americani, uno dei casi più celebri e simbolici di manager travolti dagli eccessi della finanza è quello di Rbs. A tre anni dal crack e da un salvataggio senza precedenti da 45 miliardi di sterline, il governo britannico in gennaio ha revocato a Goodwin, che aveva capitanato la banca dsl 2001 al 2008 quando uscì di scena prematuramente, anche il titolo di Sir, che gli era stato conferito nel 2004. Solo pochi anni prima Goodwin era considerato tra i banchieri internazionali di maggior prestigio e si era conquistato il soprannome "Fred the Shred", il tagliatore (dei posti di lavoro degli altri). Un'altra saga al vertice ha avuto per protagonista il gigante svizzero Ubs. Ha visto la partenza anticipata di Oswald Grubel, lo scorso settembre, dopo uno scandalo di trading costato alla banca perdite per 2,3 miliardi di dollari. Questo dopo che il presidente Marcel Ospel si era ritirato da presidente nel 2008 e il Ceo Marcel Rohner lo aveva seguito l'anno successivo in presenza di un passivo da decine di miliardi di dollari causato dall'esposizione al mercato statunitense dei mutui subprime.

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