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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2012 alle ore 06:39.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
Si mette davvero male, per Nicolas Sarkozy. A un mese e mezzo dal primo turno delle presidenziali (22 aprile) i sondaggi dicono che l'operazione di aggancio (e quindi di sorpasso) dell'avversario socialista François Hollande è tutt'altro che a portata di mano. Dopo aver ridotto lo scarto a un punto e mezzo, Sarkozy si è nuovamente allontanato. Tenendo presente che Hollande può contare su un maggior serbatoio di voti in vista del ballottaggio (6 maggio), il presidente uscente deve assolutamente arrivare in testa al primo turno. Altrimenti la battaglia è davvero perduta.
Questa, che si chiude con un grande meeting del centro destra, potrebbe essere una settimana cruciale. Ma per Sarkozy si è aperta nel peggior dei modi, con la polemica sull'esistenza di un patto tra i capi di Governo dei grandi Paesi europei guidati dai conservatori (Germania, Gran Bretagna, Spagna e Italia) che si sarebbero impegnati a non ricevere Hollande, colpevole di voler rimettere in discussione l'accordo fiscale appena raggiunto a Bruxelles.
Tutti hanno smentito la supposta intesa, rivelata dal settimanale tedesco Der Spiegel. Da Mario Monti a Mariano Rajoy, da David Cameron ad Angela Merkel. Anche se il caso tedesco è il più spinoso.
La cancelliera si è infatti spinta fino ad annunciare la propria partecipazione alla campagna elettorale francese, quando ancora Sarkozy non aveva neppure presentato la candidatura. E questo dopo mesi in cui Sarkozy non ha perso occasione per elogiare il modello economico e sociale tedesco, un esempio al quale guardare. Un'insistenza che ha finito con l'irritare l'opinione pubblica francese. Figuriamoci ora di fronte all'idea che le elezioni presidenziali possano in qualche modo essere influenzate dall'esterno. Sia pure per la comprensibile ragione di non voler mettere i bastoni tra le ruote di un'Europa che sta faticosamente trovando la strada per cercare di uscire dalla crisi.
Il portavoce del Governo tedesco si è premurato di sottolineare che «Berlino lavorerà con fiducia ed efficacia con chiunque verrà chiamato a presiedere la Francia». Ma soltanto dopo aver ricordato che pochi mesi fa Hollande ha partecipato al congresso della Spd auspicando la prossima sconfitta (alle elezioni del 2013) della Merkel. Mentre poco prima la segretaria socialista Martine Aubry aveva confermato la richiesta di Hollande di essere ricevuto dalla Merkel, che quest'ultima ha declinato.
Lo stesso Sarkozy ha ritenuto di dover prendere posizione, assicurando di non aver «mai parlato» di questo argomento con i suoi «colleghi» europei. Ma sempre con quell'atteggiamento sarcastico e polemico che gli sta dando non pochi grattacapi: «Ma voi credete che i dirigenti politici non abbiano altre cose a cui pensare? Il problema di Hollande non è l'esistenza di un patto contro di lui ma il fatto che ha viaggiato poco e quindi non si rende conto che siamo in un mondo aperto, dove le persone e i beni possono circolare liberamente».
È probabile che gli elettori ricorderanno di più le parole con cui Hollande ha commentato questa vicenda: «Spetta solo ai francesi decidere chi ha la credibilità per essere eletto presidente».
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