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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2012 alle ore 06:39.

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MOSCA. Dal nostro inviato
«L'amministrazione del presidente dà incarico alla Procura generale della Federazione russa di esaminare la legittimità e la fondatezza delle sentenze di condanna a carico di cittadini russi, vedi allegato».
Nell'allegato una trentina di persone portate all'attenzione di Dmitrij Medvedev come prigionieri politici, tra questi il nome di Mikhail Khodorkovskij. Poiché il Cremlino ha diffuso questa notizia ieri mattina, e poiché poche ore prima Medvedev era sul palco accanto a Vladimir Putin per salutarlo presidente, si potrebbe considerare la riapertura del caso Khodorkovskij come un segnale importante, voluto per indicare l'intenzione di Putin di tenere conto delle voci nelle strade che, tra l'altro, chiedono più equità nell'amministrazione della giustizia.
Formalmente, Medvedev sarà presidente in carica fino ai primi giorni di maggio. «Se nei due mesi che gli rimangono saprà cambiare il destino di Khodorkovskij e di Lebedev, sarà riuscito a modificare sensibilmente il legame che ha con la società russa, per non parlare dell'opinione internazionale - ha commentato Ljudmila Alekseeva, pietra miliare della difesa dei diritti umani in Russia - vedremo come le sue disposizioni verranno eseguite».
Mikhail Khodorkovskij e Platon Lebedev sono in carcere dal 2003, ex dirigenti di una compagnia petrolifera, Yukos, finita in mano allo Stato. Putin non ha mai nascosto il suo disprezzo per l'uomo che avrebbe voluto gestire la compagnia senza piegarsi alle indicazioni del Cremlino, e che - peggio ancora - avrebbe anche voluto occuparsi di politica. Sembra difficile che Putin accetti la liberazione di Khodorkovskij. Ma anche questa eventualità rientra nella terra inesplorata che è la Russia da oggi, in mano a un presidente che per la prima volta deve tenere conto di non essere gradito a tutti.
In qualche modo, il destino di Khodorkovskij è legato a quello di Medvedev, di cui molti hanno già scritto l'epitaffio dopo il "suicidio politico" compiuto il 24 settembre scorso, quando accettò di far posto di nuovo a Putin. Però Medvedev, almeno per un po', sarà primo ministro. Magari uscirà di scena dopo pochi mesi, e le sue aperture sul fronte della giustizia resteranno il simbolo della sua impotenza; oppure Putin lo userà ancora come voce più vicina alle richieste dell'opposizione.
Per il momento, gli avvocati di Khodorkovskij restano cauti: «Sono sicuro che né Medvedev né il procuratore generale Chajka hanno bisogno di studiare ulteriormente la condanna di Khodorkovskij - ha detto ieri Vadim Kljuvgant - bisogna solo ristabilire la legalità. Se lo faranno, lo diremo immediatamente, a voce alta». Secondo il suo collega Jurij Schmidt la decisione di Medvedev avrà conseguenze solo se sarà appoggiata da Putin. «È facile sbattere la porta quando stai per andartene» scrivono a "Dima", diminutivo di Dmitrij Medvedev, sul sito di Khodorkovskij. «Se avesse voluto - aggiunge un altro lettore - lo avrebbe già graziato. L'imitazione della legalità non diventa mai legalità».

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