Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2012 alle ore 08:39.

My24
Pil giapponese rivisto al rialzo, ma partite correnti in deficit mensile recordPil giapponese rivisto al rialzo, ma partite correnti in deficit mensile record

TOKYO - L'economia giapponese vede la ripresa: nel quarto trimestre 2011 si è contratta oltre due terzi in meno rispetto alle stime iniziali e lo scenario appare favorevole per il 2012, anno in cui potrebbe porsi in prima fila nella crescita tra i Paesi avanzati. Una inattesa impennata degli investimenti di capitale delle aziende - in vista del balzo della domanda per la ricostruzione - ha fatto in modo che il Pil reale nel quarto trimestre 2011 si sia contratto "solo" dello 0,2% anziché dello 0,6% inizialmente stimato (su base annualizzata, si passa da -2,3 a -0,7%). La revisione da +1,9 a +4,8% degli investimenti di capitale è stata accompagnata da un leggero aumento delle stime anche per i consumi (da +0,3 a +0,4%), ma è la forte ripresa in atto della produzione industriale a indicare che quest'anno il Pil potrebbe aumentare in modo piuttosto robusto: tra l'1,5 e il 2%, secondo le previsioni correnti. Un'ombra è però arrivata dal dato sulle partite correnti a gennaio, tornato in rosso per la prima volta da tre anni: il deficit è stato di 437,3 miliardi di yen, il maggiore mai entrato nelle statistiche formalizzate dalla metà degli anni '80, il che ha provocato pressioni ribassiste sulo yen. Gli analisti osservano però che il rosso dovrebbe essere temporaneo, in quanto provocato da un calo dell'export esasperato dal capodanno cinese e dall'incremento della bolletta energetica.

Nell'anno dello tsunami e della crisi nucleare, l'economia nipponica si è dunque contratta dello 0,7%in termini reali. Dopo un primo trimestre 2011 negativo a causa del buco nero degli ultimi 20 giorni di marzo (-1,8%), il Pil è sceso anche nel difficile trimestre post-terremoto (-0,3%) caratterizzato dallo sconvolgimento della catena produttiva, per riprendersi nel terzo (+1,7%) e tornare a scivolare nel quarto sull'onda del superyen e degli effetti dell'alluvione in Thailandia sulla principale base manifatturiera estera della Corporate Japan. La ripresa da tutti attesa a partire dal primo trimestre 2012 appare incoraggiata non solo dall'entrata a pieno regime di quella che ammonta a una maximanovra di stimolo (i 19mila miliardi di yen dei budget straordinari per la ricostruzione), ma al recente indebolimento relativo dello yen ( intorno ai minimi da nove mesi sul dollaro) accelerato dalla decisione a sorpresa della banca centrale, il 14 febbraio scorso, di allentare ulteriormente la politica monetaria (con l'aumento di 10mila miliardi di yen nell'acquisto di bond e la prima delineazione di un target sull'inflazione, intorno all'1%). All'inizio della settimana prossima, la Banca del Giappone, nel suo comitato di politica monetaria subito dopo il primo anniversario dello tsunami, non dovrebbe annunciare nuove mosse.

Dalle statistiche macro si può ricavare la conclusione che il Paese ha sostanzialmente retto a una tripla catastrofe (terremoto, tsunami, crisi nucleare) che avrebbe probabilmente messo assolutamente in ginocchio molte altre nazioni. D'altra parte, il processo di ricostruzione appare più lento di quanto ci si potesse attendere: se gli operatori privati hanno fatto miracoli nel riattivare le aziende, il riassetto delle infrastrutture nel Giappone settentrionale è ancora in corso, lo smaltimento dei detriti incontra vari intoppi e la ricostruzione dei nuclei abitati deve ancora sostanzialmente iniziare. Gli analisti che si attendevano dalla tragedia una svolta epocale promossa dalla politica attraverso riforme strutturali in grado di rilanciare il Paese sul medio-lungo termine sono oggi delusi: non c'è stata una "grande coalizione" e un parlamento diviso ha inceppato l'azione di un Governo piombato di recente ai minimi di popolarità (sotto il 30 per cento). Una chiara visione per la ricostruzione e il futuro della nazione non è stata formulata, mentre il terremoto ha aggravato una situazione debitoria dello Stato più pesante di quella italiana, ma attutita dal fatto che oltre il 90% dei bond pubblici sono in mani giapponesi. In questo senso, il rosso mensile delle partite correnti fa da campanello di allarme e potrà giocare in favore degli sforzi del premier Noda per una riforma fiscale che includa un piano per raddoppiare l'imposta sui consumi dall'attuale 5% fino al 10% in due fasi.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi