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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2012 alle ore 08:22.

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BRUXELLES. Mario Monti al posto di Jean-Claude Juncker alla guida dell'Eurogruppo? Anticipata da «Le Monde», l'ipotesi che possa essere proprio il presidente del Consiglio e ministro ad interim dell'Economia a succedere al primo ministro del Lussemburgo ha animato ieri sera una riunione dei ministri finanziari europei destinata a chiudersi senza decisioni sui principali dossier in campo. Passaggio delle consegne che dovrebbe avvenire al vertice europeo di fine giugno. Notizia sulla quale l'entourage di Monti oppone un secco no comment e che tuttavia viene in qualche modo accreditata, sia pure indirettamente, nei corridoi del Justus Lipsius.

Se Juncker fa sapere di non volersi pronunciare su questioni di cui sta discutendo con il presidente permanente dell'Unione europea, Herman Van Rompuy, fonti diplomatiche europee (con ogni probabilità riconducibili allo stesso Van Rompuy) precisano che il premier italiano non è stato contattato da Van Rompuy come possibile successore di Juncker (Le Monde ha scritto di un contatto avvenuto «discretamente»).
Alla fine non è escluso che il mandato di Juncker possa essere prorogato di un anno. Monti potrebbe tornare in pista. Se tuttavia prevalesse la tesi tedesca, secondo cui a presiedere l'Eurogruppo dovrebbe essere un Paese «da tripla A», in pista resterebbero il candidato austriaco e quello finlandese, ma la Finlandia è già rappresentata al massimo livello con il commissario agli Affari economici, Olli Rehn.

La candidatura di Monti entra nel gioco delle poltrone europee proprio alla vigilia del faccia a faccia di oggi a palazzo Chigi tra il premier e il cancelliere tedesco Angela Merkel. Bilaterale già in programma per lo scorso 17 febbraio, poi annullato a causa delle dimissioni di Christian Wulff da presidente della Repubblica. L'offensiva diplomatica è scattata nel corso dell'ultimo Consiglio europeo. Poi a Roma Mario Monti ne ha discusso a lungo il 7 marzo con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. Si prepara il terreno per la fase due, quella in cui dopo il fiscal compact, l'accordo imposto dalla Germania per blindare la disciplina di bilancio nell'Eurozona, si comincerà finalmente a parlare seriamente di crescita. Trattativa che va di pari passo con il via libera della Germania al rafforzamento del fondo permanente salva-stati (Esm). È il tema principale in agenda, nell'atteso faccia a faccia in programma questo pomeriggio a palazzo Chigi tra Monti e Angela Merkel. Un abile gioco di sponda è in corso in queste ore e potrebbe concludersi proprio con l'apertura della Merkel all'offensiva condotta dal premier italiano su entrambi i fronti. Spetterebbe poi ai ministri delle Finanze nel corso del prossimo meeting informale fissato a Copenhagen per fine mese ratificare l'intesa sul rafforzamento dell'Esm.

Si parte dal riconoscimento, non formale, che il ministro tedesco ha tributato all'azione del Governo nell'intervista a «Repubblica» di due giorni fa. «Nessuno sa meglio di Mario Monti quali riforme strutturali sono necessarie per la crescita economica in Italia. Le sue scelte sono premiate dai mercati con interessi più bassi sui titoli sovrani. I mercati si fidano di Monti. Lui è un faro di speranza non solo per l'Italia ma per l'Europa intera».

Offensiva diplomatica che la scorsa settimana ha visto protagonisti anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e il numero uno della Bce, Mario Draghi. Non è un caso che nell'incontro tra i due al Colle di venerdì scorso il focus sia stato proprio sulla necessità che dopo il rigore si avvii il percorso in direzione della crescita e della nuova governance economica europea. Monti e Schaeuble a loro volta hanno discusso - lo ha reso noto lo stesso presidente del Consiglio - degli «sviluppi più recenti sul trattato sul fiscal compact e dei i miglioramenti della governance della Ue». Argomenti che in sede di Eurogruppo prendono la veste del firewall «per far ritrovare alle economie il cammino della crescita».

L'intesa tra Roma e Berlino pare decisiva, in questa fase. Non a caso Monti parla di quella con il ministro tedesco come di una amicizia di lunga data, e del «prezioso contributo» del suo potente alleato alla costruzione della causa europea.

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