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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2012 alle ore 17:04.
Diciannove elementi della Tavola Periodica separano la Cina dal resto del mondo. Ieri, con una mossa evidentemente coordinata, Stati Uniti, Giappone e Unione Europea hanno trasmesso alla World Trade Organization una richiesta di sanzioni nei confronti della Repubblica Popolare, che nel 2009 ha messo un tetto alla proprie esportazioni delle cosiddette "terre rare" – diciassette elementi che sono ormai vitali per tutti i settori industriali ad alta tecnologia – più il tungsteno e il molibdeno. A poco più di dieci anni dal suo trionfale ingresso nella Wto, la Cina si trova a dover affrontare una sorta di processo istruttorio di 60 giorni, al termine del quale potrà essere oggetto di sanzioni.
Già all'inizio dell'anno, la Wto aveva deliberato che il freno alle esportazioni di terre rare non era compatibile con le regole del commercio internazionale. Ma senza che la Cina allentasse la presa sulle sue risorse naturali. «Se la Cina lasciasse libero il mercato di funzionare, non avremmo obiezioni», ha detto il presidente Barack Obama durante una conferenza stampa alla Casa Bianca. «Ma la loro politica attuale lo impedisce. Una politica che va contro le stesse regole che la Cina ha accettato di seguire»: le regole del libero commercio internazionale.
Ora, è vero che alcuni osservatori legano l'intervento di Obama alle posizioni anti-cinesi di Mitt Romney, suo probabile avversario alle presidenziali di quest'anno. «Quando è necessario – ha detto l'inquilino della Casa Bianca – mi opporrò ogni volta che i nostri lavoratori e le nostre imprese vengono soggetti a pratiche scorrette». Ma è anche il segno che la contesa sulle terre rare, come dimostra l'alleanza con Unione Europea e Giappone, è arrivata al punto di non ritorno.
Non è che si chiamino "terre rare" perché siano rare per davvero. Ma perché non si trovano in giacimenti isolati, e devono essere ricavate da altri minerali. Difatti la Cina produce il 97% delle terre rare del mondo, nonostante abbia solo il 30% delle riserve. Peccato che, senza di loro, gran parte delle tecnologie moderne e futuribili si dissolverebbero. Senza le terre rare, scomparirebbe un'autentica messe di oggetti di uso comune. Il trapano a batterie ad esempio, è diventato possibile grazie alla creazione di motori leggeri, compatti e potenti. I quali, a loro volta, son diventati possibili grazie alle proprietà fisiche e chimiche di neodimio, terbio, disprosio e praseodimio.
E lo stesso dicasi dei micromotori che fanno funzionare gli hard disk. Cosa sarebbe dei nostri computer, senza più memorie di massa per archiviare i dati? Se è per questo, anche gli schermi piatti delle tivù e gli Lcd degli smartphone non potrebbero esistere senza ittrio, torbio, gadolinio, europio, terbio e cerio. E l'amplificazione dei segnali digitali lungo le grandi arterie in fibra ottica, dove transitano i bit della società dell'informazione, sarebbe più difficile senza un po' di erbio, europio, ittrio e terbio.
«La Cina deve limitare l'impatto ambientale e al tempo stesso conservare le risorse più scarse», ha risposto a caldo Liu Weimin, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino. «Crediamo che questa politica sia in linea con le regole della Wto». E una nota dell'agenzia di stampa Xinhua ha rimarcato che «la decisione americana di far causa alla Cina sulle quote di esportazione finirà facilmente col danneggiare i legami commerciali bilaterali e con l'accendere una contesa invece di risolvere il problema».
«In America, imprese consolidate e imprese nascenti sono in difficoltà per questa politica», ha risposto altrettanto a caldo Ron Kirk, responsabile del Commercio nell'amministrazione Obama. «La Cina continua a limitare le esportazioni, imponendo distorsioni nelle forniture di questi materiali su tutto il mercato globale». Così globale, che Usa, Europa e Giappone si sono unite e consorziate in questa mossa legale a sorpresa.
È la prima guerra commerciale dell'Era tecnologica.
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