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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2012 alle ore 20:39.

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E ora buona Milano-Sanremo. Vincenzo Nibali, il presente e il futuro del ciclismo italiano, addenta da par suo la cronometro finale della Tirreno-Adriatico e si mette in valigia una vittoria quanto mai beneaugurante per il proseguimento della stagione. Mai così determinato, mai così concentrato, Nibali fin dalla partenza fa capire che non ce n'è per nessuno. Per centrare l'obiettivo gli bastava rosicchiare 6 secondi al vecchio Horner e 5 al leader dell'Astana Roman Kreugizer.

Ebbene, non c'è storia. In nove chilometri e trecento metri lo Squaletto siculo se li mangia come sardine. Dopo il primo intertempo è già davanti a entrambi: e alla fine, a San Benedetto, incassa quasi mezzo minuto. Che non era scontato, nonostante l'exploit del giorno prima a Prati di Tivio e poi all'arrivo di Offida.

Basta guardarlo per capire che Nibali viaggia su una corsia preferenziale, quella dei predestinati. Più forte del vento, più forte dei suoi limiti, che neppure lui conosce perché Nibali è in quell'età, 27 anni, che è uno spartiacque per un corridore moderno. Nibali ha già vinto una Vuelta, ed è arrivato terzo all'ultimo Giro d'Italia. Ora può cominciare a pensare in grande. Perché è l'unico corridore italiano dotato sia in salita che a cronometro. Pronto quindi a fare a spiccare il salto verso le grandi corse a tappe, Giro d'Italia e Tour de France.

Ma stiamo correndo troppo, più avanti dello stesso Nibali che, alla fine di questa crono, in classifica generale, precederà di 14 secondi Horner e di 26 Kreuziger. Il più veloce di tutti, nella cronometro, è lo svizzero Fabian Cancellara, davanti a Daniele Bennati per 12 secondi. Ma che Cancellara sia uno specialista nelle crono non fa notizia, come il cane che morde l'uomo. Mentre colpisce l'autorevolezza di Nibali.

Diciamo che Vincenzino è diventato grande. E che, oltretutto, attraversa uno straordinario periodo di forma che, in proiezione Sanremo, può solo fargli bene. Tra l'altro, sempre in vista della corsa dei fiori, Nibali può godere della collaborazione di Peter Sagan, brillante compagno di squadra e brillante promessa del ciclismo prossimo venturo. Sagan è una saetta, un tipo alla Gilbert per intenderci. Un fuoriclasse in progress che non guarda in faccia nessuno, come ha dimostrato nella tappa di Chieti quando, per vincere, ha fatto uno sgarbo perfino al suo capitano. Ma è acqua passata. Lunedì Sagan, dimostrando buon senso e rinnovata fedeltà, ha lanciato lo Squalo verso un preziosissimo secondo posto. La coppia insomma si è ricomposta: e per gli avversari, a Sanremo, saran cavoli.

Marcarli entrambi è infatti un problema. In più hanno caratteristiche diverse. Più da classiche Sagan, ma con Nibali non si può mai dire. Anche perché la Sanremo, come tutti sanno, è spesso un terno al lotto. Anche se poi a vincerla sono sempre fior di campioni.

E quindi? Quindi si vedrà sabato prossimo. In pole position, oltre alla coppia della Liquigas, bisogna mettere i soliti noti a partire da sua maestà Mark Cavendish, gran favorito. Il campione del mondo si è ritirato lunedì proprio per rifiatare in vista della Sanremo. Occhio anche a Cancellara, Boasson Hagen e a Matthew Goss, ultimo vincitore della corsa dei fiori. Attenzione anche a Oscar Freire, grande vecchio delle classiche d'autore. Poche chances invece per il belga Gilbert, al tappeto per acciacchi vari che, finora, l'hanno tenuto lontano dai fasti dell'anno scorso.

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