Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2012 alle ore 06:39.

My24


ROMA
A sentire gli interventi di ieri al Senato sul ddl di ratifica della Convenzione di Strasburgo sulla corruzione, sembrerebbe che «l'esplorazione politica delle concrete possibilità che il Parlamento approvi una proposta del governo sulla corruzione» – affidata a Mario Monti nel vertice di domani – sia destinata a un esito positivo, nonostante le polemiche di queste settimane. A Palazzo Madama, infatti, sono state smentite le voci di un rinvio in commissione del ddl di ratifica – sia per lasciar decantare le tensioni, sia per allontanare il momento (più delicato) dell'adeguamento delle norme interne ai princìpi della Convenzione – e oggi si dovrebbe addirittura passare al voto. Pdl, Pd e Idv hanno anche concordato sul fatto che la ratifica impegnerà l'Italia a passare subito dalle parole ai fatti, cioè a introdurre nuove norme contro la corruzione. E Alberto Balboni, relatore del ddl insieme a Giampaolo Bettamio (entrambi del Pdl) le ha elencate in quest'ordine di «rilevanza»: modifica del reato di concussione («il concusso, oggi vittima, diventa soggetto attivo del reato, quanto meno nella concussione per induzione»), introduzione dei reati di corruzione privata e di traffico di influenza.
Ma solo oggi si capirà se la volontà politica di ratificare (dopo ben 13 anni) la Convenzione di Strasburgo è effettiva. Pd e Idv, firmatari del ddl, spingono in questa direzione, mentre una fetta del Pdl preferirebbe frenare e tornare con il testo in commissione, in attesa di capire la sorte del ddl anticorruzione alla Camera. La preoccupazione è che il voto sulla Convenzione di Strasburgo spalanchi la strada al reato di «corruzione privata», su cui il Pdl frena, a differenza della modifica della concussione. Silvio Berlusconi non vuole legarsi le mani prima di aver verificato le soluzioni tecniche sul tappeto (compito affidato a Niccolò Ghedini), tant'è che sul tavolo della trattativa ha messo anche la responsabilità civile dei magistrati, su cui vuole accelerare, a differenza del Pd (ieri, però, la commissione Giustizia del Senato ha accettato di approfondire la questione e di ascoltare l'Anm prima di esprimere il proprio parere). Nel vertice di domani tra Monti e i leader della maggioranza si cercherà un compromesso. Sull'anticorruzione è probabile una delega al governo, che il ministro della Giustizia Paola Severino dovrà esercitare anche alla luce degli impegni internazionali.
Punto di partenza sarà proprio la Convenzione di Strasburgo, dove si parla espressamente di corruzione privata e di traffico di influenze, non anche di modificare la concussione. Non in modo esplicito, almeno, ma solo nella misura in cui risultasse incompatibile con gli altri due reati. Tant'è che il Greco (Gruppo di Stati europei contro la corruzione), incaricato di verificare anche l'attuazione della Convenzione tra gli Stati del Consiglio d'Europa, finora non ci ha chiesto modifiche (ma ce le chiederà, a quanto sembra, nel prossimo rapporto del 21 marzo). A sollecitarci è invece l'Ocse, seppure solo con riferimento alla corruzione internazionale. Sia Strasburgo che Parigi, peraltro, insistono sulla necessità di allungare la prescrizione per rendere più efficace la lotta alla corruzione e su questo punto l'Ocse ci ha messo in mora e a giugno verificherà lo stato dell'arte.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi