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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2012 alle ore 20:47.

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Il premio Nobel per la Letteratura Wole Soyinka (Reuters)Il premio Nobel per la Letteratura Wole Soyinka (Reuters)

PORDENONE – Il colonialismo non è una parola che appartiene al passato. Il colonialismo, non solo ha lasciato dei segni tutt'ora evidenti nei Paesi colonizzati - questo lo sappiamo bene - ma vive ancora nei regimi dittatoriali sotto forma di un nuovo colonialismo più inetto e corrotto di quello del passato. E' Wole Soyinka, nigeriano, premio Nobel per la letteratura nel 1986, - primo africano a ricevere il Nobel - a spiegarci questo aspetto dell'Africa moderna. Wole Soyinka è arrivato Pordenone, per il Festival Dedica (che proseguirà sino al 24 marzo) quest'anno interamente dedicato a lui e ai suoi scritti.

Soyinka è drammaturgo, poeta e attore, ha 78 anni. Assalito dalle domande sulla morte di Franco Lamollinara, l'ingegnere italiano ucciso dal gruppo terroristico di militanti islamici Boko Aram (che quest'anno ha minacciato di morte anche lui) risponde: «Il fondamentalismo si è sparso in tutto il pianeta ed era inevitabile che raggiungesse anche il continente africano, tanto da distruggere stati come la Somalia. La brutalità del nuovo imperialismo è enorme. Ma chi crede nella vita non può accettare questa dittatura dell'irrazionale».

L'Africa ci sorprende sempre.
L'Africa è un paese dal carattere molto drammatico, che sempre mostra i suoi vissuti in modo eclatante.

Che ne pensa del persistere di molte dittature?
Molti paesi africani sono estremamente impoveriti; la situazione economica non è diversa dal periodo coloniale del passato. Non importa chi sale al potere, ciò che conta è che il sistema prescelto sia discusso e approvato dal popolo. L'accentramento del potere ha creato un nuovo imperialismo e un nuovo colonialismo.

Come considera la situazione del suo paese, la Nigeria?
In Nigeria si avverte una forte tensione. Se non si farà chiarezza temo si arriverà ad uno scontro. Non importa che colore abbia chi indossa lo stivale del colonialismo, conta l'oppressione non il colore dell'oppressore.

E' sempre la corruzione che danneggia molti paesi.
Certo, ma quanti paesi soffrono per la corruzione anche in Europa, in Italia? Un paese come la Grecia è persino collassato proprio per la sua corruzione.

Perché così tante persone continuano a lasciare il loro paese, perché sentono sempre la necessità di andarsene dall'Africa. L'Europa rimane un mito indistruttibibile?
Non trovo così strano che le persone siano attratte dalle potenze ex coloniali, che si dirigono in fondo verso le ex colonie, niente di più naturale. Esistono per gli africani dei legami che si sono creati in virtù della storia coloniale; le persone seguono questi legami che sono economici, culturali e si muovono inseguendoli.

Nemmeno le rivoluzioni sembrano funzionare.
Molti africani guardano ormai con sospetto e scetticismo le rivoluzioni. L'Africa è stanca di messia, perché molti messia di queste rivoluzioni si sono rivelati più inetti e sfruttatori persino dei vecchi padroni coloniali. Non c'è perciò più fiducia in coloro che parlano di rivoluzione.

Perché resistono tante dittature?
I militari sono un nuovo colonialismo per il semplice fatto che non hanno discusso con il popolo il loro sistema di potere. Nei paesi ex coloniali si cerca di eliminare ciò che è appartenuto al passato, ma in realtà non è possibile perché c'è stato il sincretismo e dunque il condizionamento è già avvenuto.

Wole Soiynka ha ricevuto il Nobel per l'uso inedito dei miti e dei riti africani e per le sue contaminazioni con la cultura occidentlae. Per conoscere gli dei del Pantheon di Wole Soyinka un titolo vale la pena di essere letto, da poco ripubblicato da Jaka Book, si intitola "Akè. Gli anni dell'infanzia".
Con un sorriso entusiasta e conscio di colpire annuncia che il prossimo Festival Black Heritage in Lagos sarà dedicato al tema the Black in the Mediterranean blue, al rapporto tra Italia e Nigeria. Come mai?
«I nostri due paesi sono anime gemelle. Hanno in comune la volubilità, il senso della famiglia e la verve artistica, la disposizione lirica, i peperoni e il disordine socale».

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