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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2012 alle ore 16:27.

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Auckland, 24 settembre 2011. Una città in festa, il waterfront invaso da supporter di tutto il mondo. Fin dal mattino, un grande happening. E, in serata, la partita più attesa della fase a gironi della Rugby World Cup. In campo All Blacks e Francia, che poi si ritroveranno in finale. I neri vincono 37-17 ed è la loro migliore dimostrazione di gioco nel corso del torneo.

Il tocco in più è un avvenimento eccezionale: per la prima volta un giocatore neozelandese taglia il traguardo delle 100 presenze in Nazionale. Il protagonista, schivo come sempre, è Richie McCaw. Mentre il pubblico festeggia, un altro capitano, dei tempi andati, lo raggiunge sul terreno di gioco. Si chiama Jock Hobbs, e toccherà a lui consegnare a Richie un "cap" argentato, creato appositamente per celebrare il record.
Jock è un uomo sofferente, e questo si potrebbe notare anche senza conoscere la sua storia. Ma qui, ovviamente, la storia la conoscono tutti. Flanker "open-side" per Canterbury e gli All Blacks nella prima metà degli anni 80 (e McCaw ne seguirà le orme passo per passo), presidente della federazione Kiwi dal 2002, nel periodo cruciale che coincise con l'assegnazione della Coppa del mondo alla Nuova Zelanda, nel 2010 Hobbs ha dovuto rinunciare al suo incarico a causa di un male inguaribile che stava vincendo una lunga battaglia.

Dagli spalti dell'Eden Park rotolano sul campo ondate di commozione e di gratitudine per quei due figli dell'isola del Sud. Resta, non detta ma tremendamente chiara, la solidarietà per Jock, che nel prosieguo del torneo darà lo stesso cap speciale a Mils Muliaina. E la sera dopo la finale riceverà il Vernon Pugh Award dell'International Rugby Board per l'opera svolta a favore del rugby. Se la Nuova Zelanda ha ottenuto l'organizzazione dei Mondiali 2011, è anche, forse soprattutto, per il ruolo fondamentale svolto da Hobbs. Che nell'occasione tiene a sottolineare: «La Coppa del mondo ha coinvolto, galvanizzato, tenuto insieme la nazione in quelli che sono stati 12 mesi assai duri». Dal terremoto che ha devastato Christchurch, sua città natale, causando la morte di circa 300 persone, alla tragedia della miniera di Pike River.

Due giorni fa Jock se n'è andato. Aveva 52 anni, una moglie e quattro figli. Michael si sta facendo strada nel rugby: è mediano di apertura negli Auckland Blues e ha un pedigree straordinario. Il fratello di sua mamma è Robbie Deans, ex estremo degli All Blacks e attuale ct dell'Australia. Tra gli antenati c'è anche Bob Deans, uno dei protagonisti della prima, leggendaria tournée neozelandese in Europa, nel 1905. Per la giovane nazione di Aotearoa (la lunga nuvola bianca dei maori), una famiglia antica e "nobile", che ora sente la vicinanza di un Paese intero.

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