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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2012 alle ore 13:44.

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Fumata nera, almeno per oggi. Si aggiorna a domani pomeriggio la riunione della Fondazione Monte dei Paschi, che deve indicare i sei componenti di sua spettanza nel cda della banca. La riunione era iniziata intorno alle 10 a Palazzo Sansedoni, a Siena, sede della fondazione Mps.

Il problema, si apprende, non è la nomina della presidenza, su cui ormai si sarebbe raggiunto l'accordo per Alessandro Profumo, quanto sugli altri cinque. La Fondazione, che oggi ha riunito la deputazione amministratrice, doveva infatti indicare anche altri cinque membri per la lista di maggioranza nel Cda della banca, ed è su questi che regna maggiore incertezza. Tra i nomi in lizza per entrare nel Cda del Monte, oltre a Viola e Profumo, ci sono Alfredo Monaci, fratello di Alberto Monaci, (Pd ex Margherita) presidente del consiglio regionale della Toscana; Fabio Borghi, che sarebbe al quarto mandato; Graziano Costantini, manager del gruppo Etruria; e Ernesto Rabizzi, attuale vicepresidente della banca.

Questione di giorni dunque, per Profumo al vertice di Mps. La Fondazione ha tempo fino al 2 aprile per presentare le liste. Il rinnovo della dirigenza della banca è invece previsto il 27 aprile, quando si terrà l'assemblea dei soci, l'ultima con Giuseppe Mussari alla guida.
L'attuale presidente ha detto chiaramente che la sua esperienza al Monte si chiude in quella data. E se Alessandro Profumo diventerà presidente, la banca si darà anche un amministratore delegato, l'attuale direttore generale Fabrizio Viola, vera mente dei cambiamenti cui sarà sottoposta Mps, a partire dal nuovo piano industriale che sicuramente si discosterà, almeno in parte, da quello vigente.

Intanto, ieri si è tenuto lo sciopero dei lavoratori della Banca Monte dei Paschi di Siena contro i tagli del personale ventilati dall'azienda. Il sindacato ha parlato di adesione «altissima». E la Fiba, federazione italiana dei bancari, ha annunciato che si siederà al tavolo solo se l'azienda rinuncerà ai licenziamenti. «Il secco no che le organizzazioni sindacali e i lavoratori del Monte Paschi e del gruppo esprimono rispetto ad una politica dissennata che tenta di far ricadere sui lavoratori il peso di scelte aziendali sbagliate e di una manovra iniqua», si legge in una nota sindacale, che esprime «una netta e irriducibile opposizione sui 1.500 licenziamenti ventilati dall'azienda».

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