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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2012 alle ore 09:09.

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(Reuters)(Reuters)

È lo sci azzurro dei 21 podi in una stagione, del secondo posto nella classifica per Nazioni (non accadeva dal 2004), dietro l'Austria e davanti alla Svizzera. Ma è anche lo sci azzurro senza trofei né campioni da esibire, che nel gigante di ieri a Schladming ha visto Federica Brignone salire sul gradino più basso del podio.

Era già stata seconda a Lienz, Kranjska Gora e Are. Coppetta di specialità per la tedesca Viktoria Rebensburg e record assoluto di punti sfiorato da Lindsey Vonn alla sua quarta sfera di cristallo. L'americana, solo ventiquattresima nell'ultima gara del circo bianco 2011-2012, ha chiuso il tabellone con 1980, contro i 2000 conquistati da Hermann Maier dodici anni fa.

Così Federica Brignone dovrà pazientare ancora per centrare il primo successo della carriera. Con i suoi 21 anni è il volto giovane e determinato di una squadra un po' a scoppio ritardato. Ben vengano le vittorie di Max Blardone, due per lui più altrettanti podi, Cristian Deville (peccato per l'uscita nello slalom finale di Schladming), Daniela Merighetti, Christof Innerhofer. Sono il risultato dell'esperienza e della caparbietà dei nostri trentenni che non si vogliono arrendere, Innerhofer a parte che di anni ne ha 27 con tante stagioni da correre al massimo.
Ai Mondiali di Garmisch fu il re indiscusso con la tripletta multicolore (oro, argento, bronzo). Poi una botta in testa lo scorso novembre in allenamento, i dolori, le titubanze, i piazzamenti di rincalzo, l'exploit di Wengen a gennaio. Infine l'affermazione nel superG di Schladming, appena in tempo per ricordarsi che Winnerhofer è sempre lì, la sua metà vincente, perché quella acciaccata e impaurita deve smettere di tormentarlo. Allora lo scoppio ritardato potrebbe guarire i complessi d'inferiorità e lanciarci verso le coppe che continuano a mancare nelle bacheche azzurre. Come squadra siamo tra i migliori al mondo, ma presi singolarmente, rischiamo spesso di farci impallinare.

Se dobbiamo imparare una lezione dal dominatore della classifica generale, l'austriaco Marcel Hirscher, è una tripla C: coraggio, concentrazione, continuità. Nove vittorie, quattordici podi complessivi, quasi imbattibile in gigante e slalom. Certo ha avuto fortuna, perché Ivica Kostelic s'è infortunato proprio nel rush finale per la Coppa. Di errori ne ha commessi tanti, soprattutto le inforcate in slalom. Eppure ha riportato la sfera di cristallo all'Austria dopo l'ultimo trionfo di Benny Raich nel 2006. È un cambio generazionale, oltre che sul piano tecnico.

Hirscher è giovane ed è uno specialista. Gli è bastato eccellere in due discipline per stare davanti a tutti. Uno schiaffo ai polivalenti come Mazinga Svindal, ugualmente ottimo terzo e con la coppetta di superG come consolazione. Lo stesso vale per il secondo arrivato, Beat Feuz, fino all'ultimo in lizza con Hirscher. Con la differenza che lo svizzero primeggia in discesa libera e superG. Prenderà il testimone del pensionato Didier Cuche? E occhio al talento emergente del francese Alexis Pinturault. Lo sci ha iniziato il ricambio dei vecchi miti degli ultimi anni con l'energia fresca dei ragazzi: la classifica di quest'anno l'ha confermato in pieno.

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