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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2012 alle ore 07:37.

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ROMA - Alla vigilia di un incontro tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro, il cui esito appare a dir poco incerto, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fa sentire la sua voce. L'invito è rivolto in particolare ai sindacati, affinché «mostrino di intendere che è il momento di far prevalere l'interesse generale su qualsiasi interesse e calcolo particolare».

Vigilia segnata, anche per l'inevitabile pretattica negoziale, dall'incertezza sull'esito della trattativa in particolare per quel che riguarda l'articolo 18. Napolitano ne ha colto chiaramente i segni. L'esito della trattativa è appeso a un filo, e sarà decisiva la mediazione del presidente del Consiglio, Mario Monti, ricevuto in serata al Colle insieme al ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Prima ancora del colloquio serale, Napolitano ha esplicitato chiaramente il suo pensiero in una breve conversazione con i giornalisti al termine della commemorazione di Marco Biagi alla Camera, rivolgendosi direttamente alle parti in causa: «Penso che sarebbe grave la mancanza di un accordo cui le parti sociali diano solidamente il loro contributo». Certo il governo - lo ha detto chiaramente il ministro Fornero - andrà comunque avanti, proponendo la riforma al Parlamento anche in assenza di accordo. Ma evidentemente, ben altro peso e valore avrà un testo cui si sarà raggiunta un'intesa, sia pur faticosa e sul foto finish. «Lo richiedono - sottolinea il Capo dello Stato - le difficoltà del paese e i problemi dinanzi al mondo del lavoro e delle nuove generazioni».
Napolitano auspica in sostanza che su un tema di tale rilevanza si replichi lo spirito di condivisione emerso in occasione delle celebrazioni dei 150 anni di unità nazionale. Devono prevalere l'interesse generale - ripete - e il senso di responsabilità.

Considerazioni riprese in serata nel colloquio al Quirinale con Monti e Fornero. La giornata di ieri, con la commemorazione di Marco Biagi a dieci anni dalla sua morte per mano delle Brigate rosse, ha un valore anche simbolico, ha sostenuto Napolitano. La sua è una presa di posizione esplicita a favore di un accordo condiviso. Molto di più di un auspicio, nella consapevolezza che si sta giocando una partita importante per il futuro del Paese. Nessuna invasione di campo, evidentemente, perché l'intesa è interamente nelle mani del governo e delle parti sociali. La sensazione, prima e dopo l'incontro, è che quella di oggi possa non essere la giornata conclusiva, ma una tappa comunque importante verso un accordo da chiudere in ogni caso entro il fine settimana, prima della partenza di Monti per il Giappone e la Cina. Si è parlato delle questioni tuttora sospese, a partire dall'articolo 18, dell'impianto della riforma e delle limature che il governo sta comunque ipotizzando in previsione del rush finale.

Quello che si avvia a conclusione - Napolitano lo va ripetendo da giorni - è negoziato a tutti gli effetti. Occorre un atteggiamento «aperto a modifiche che sono mature nel sistema delle relazioni contrattuali, tenendo fermi i fondamentali principi di rispetto dei diritti e della dignità del lavoro». La riforma del mercato del lavoro è un tassello importante nella strategia di politica economica del governo. Per Napolitano è fondamentale concepire anche tale delicato passaggio in funzione di nn accrescimento della produttività «purtroppo in Italia stagnante da molti anni».

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