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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2012 alle ore 07:49.

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Lavoratori che vogliono sapere cosa li aspetta nel prossimo futuro, esodati in cerca di certezze, consulenti del lavoro, responsabili delle risorse umane, commercialisti, direttori di patronati e centri di assistenza su tematiche previdenziali: era quanto mai eterogenea la platea di oltre mille persone che ieri ha seguito dal vivo, presso la sede del Sole 24 Ore a Milano, i lavori di TuttoPensioni 2012, la giornata dedicata per capire la riforma previdenziale, organizzata dal «Sole 24 Ore» in collaborazione con l'Inps e il ministero del Lavoro.

Dopo i saluti iniziali dell'amministrazione del Sole 24 Ore, Donatella Treu, i lavori sono proseguiti con la tavola rotonda della mattina, moderata dal direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, a cui hanno partecipato il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, il senatore Tiziano Treu, i deputati Giuliano Cazzola e Antonino Lo Presti e, in collegamento video da Roma il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero. Nel pomeriggio, invece, con gli interventi degli esperti dell'Inps e del Sole 24 Ore si è entrati più nel dettaglio delle ricadute pratiche che la riforma previdenziale determina. Una giornata che è stata seguita in streaming anche da 5mila utenti tramite il sito internet e il RadioDay dedicato da Radio 24.

Tra i presenti in platea alcuni erano alla ricerca di indicazioni "politiche" sugli eventuali prossimi sviluppi della riforma, altri si attendevano risposte e indicazioni pratiche, perché negli ultimi mesi l'attenzione sul tema è aumentata in maniera esponenziale. «Di recente il numero di persone che si sono rivolte a noi è aumentato in modo consistente – afferma Giovanni Carnesi, del patronato Sias di Roma – ma spesso era difficile dare risposte precise. Del resto le prime circolari intepretative dell'Inps sono arrivate la settimana scorsa, a due mesi e mezzo dal varo della riforma. Ora il quadro dovrebbe chiarirsi sempre più, ma rimane importante l'attività di comunicazione nei confronti dei lavoratori». Negli ultimi tempi superlavoro anche per il patronato Acli di Bergamo, rappresentato in sala dal direttore Ilario Sabbadini: «La giornata ha costituito un appuntamento importante in quanto molti aspetti erano incerti. Il passaggio al contributivo per tutti probabilmente si sarebbe dovuto decidere già nel 1995. Questa riforma andava fatta anche se ritengo servano dei correttivi su alcuni aspetti particolari».

La cifra che accomuna il pubblico in sala, pur nella diversità dei punti di vista, è la consapevolezza che il sistema non poteva più andare avanti con le vecchie regole. Lo riconoscono anche quei lavoratori, e ieri se ne contavano a decine, che quale effetto della riforma rischiano di ritrovarsi senza lavoro e senza pensione, come gli esodati dell'Ibm: tra il 2010 e il 2011 hanno sottoscritto una lettera di dimissioni che diventa effettiva al compimento del sessantesimo anno di età. «La riforma andava fatta – afferma uno di loro, Ezio Intropido – ma non in questi termini, era necessaria maggior gradualità».

«Vivo in un limbo» racconta Tiziana Marzocco, 59enne ex impiegata in un'azienda commerciale che alla fine del 2009 ha deciso di smettere di lavorare con la prospettiva di andare in pensione nel 2013 perché così avrebbe salvato dal licenziamento altri suoi colleghi. «Ora forse dovrò aspettare altri 11 mesi, ma non ho certezze e vivo nell'ansia pesche non so cosa succederà. La legge 122 non dovrebbe essere retroattiva».
Tra i partecipanti ai lavori c'erano anche diversi esponenti della categoria che nelle aziende sta dall'altra parte del tavolo, cioè i responsabili delle risorse umane perché anche loro hanno necessità di comprendere i meccanismi della riforma per poi spiegarli ai dipendenti e per prendere le migliori decisioni, anche nell'interesse delle imprese. «Sono qui per capire se nella riforma c'è anche un'attenzione ai costi per i datori di lavoro – spiega Paola Amerio, impiegata nell'ufficio risorse umane di una banca – si prevede di mantenere al lavoro le persone per più anni, ma questo comporta un costo del lavoro maggiore, richiede un'attività di aggiornamento che magari per chi ha 25-30 anni non serve perché è "naturalmente" in linea con le ultime novità». E poi, nel mondo aziendale, c'è la consapevolezza che questo è solo un aspetto di una riforma più ampia che per forza di cose si deve integrare con il nuovo assetto del lavoro. «Da una parte si allunga la vita lavorativa – sottolinea Donatella Caliaro, responsabile dell'amministrazione del personale in un'azienda privata – dall'altra si devono fare entrare i giovani. Avrei voluto chiedere al ministro Fornero come si fa a far convivere questi due aspetti». La risposta dovrebbe arrivare oggi, con la riforma del mercato del lavoro.

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