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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2012 alle ore 14:39.

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Adesso i francesi ci invidiano il premier tecnico: Les Echos immagina Monti al governo della Francia. Nella foto il premier italiano Mario Monti (a sinistra) con il presidente francese Nicolas Sarkozy (AFP Photo)Adesso i francesi ci invidiano il premier tecnico: Les Echos immagina Monti al governo della Francia. Nella foto il premier italiano Mario Monti (a sinistra) con il presidente francese Nicolas Sarkozy (AFP Photo)

Incredibile, in tempi normali i francesi non lo ammetterebbero mai, ma ora che sono impantanati in una campagna elettorale “surreale” lo confessano: ci invidiano. L’oggetto del desiderio è niente meno che Mario Monti, il primo ministro tecnico diventato il cocco di tutta Europa. Les Echos prova a immaginarlo tra un anno al governo della Francia: “E Monti salì a Matignon…”. Un esercizio di fantapolitica dove il premier italiano viene evocato come “deus ex machina” per risolvere anche i problemi dei francesi.
L’editorialista Jean-Marc Vittori ci proietta al 20 marzo 2013: è “la giornata più folle” della Quinta Repubblica perché un italiano si è insediato all’Hotel Matignon come primo ministro dei francesi. Cosa è accaduto per arrivare a questo momento? Il fanta-editoriale racconta un anno orribile per la Francia, con i mercati scatenati contro le obbligazioni francesi, il diktat di Angela Merkel, la bastonata di José Manuel Barroso.

Tutto comincia da questa “campagna elettorale surreale”, spiega ironico Vittori. La Francia “fa acqua da tutte le parti”: “deficit commerciale record, chiusura di fabbriche in serie, fiammata della disoccupazione, incapacità dei politici di tenere sotto controllo la spesa pubblica al di là di una compressione insostenibile, ascesa mediatica del fenomeno Mélenchon”. Eppure, i candidati considerati più seri parlano di tutt’altro. E poco prima del secondo turno, il Paese è sprofondato in una “fitta nebbia politica”.
L’editorialista di Les Echos tratteggia un futuro fosco per la Francia: gli investitori stranieri cominciano a vendere i loro titoli, i tassi d’interesse superano il 4%, il partito del presidente non ha la maggioranza alle legislative. La situazione continua a peggiorare e così i francesi cominciano a discutere dell’agenda Monti, riscoprono il discorso d’investitura del presidente del Consiglio italiano con il suo triangolo “crescita-giustizia sociale-rigore”.

Quanto alla politica di Monti, ecco come viene presentata ai francesi: “Una vera riforma delle pensioni. Ammorbidimento delle regole di licenziamento. Fine delle tasse attenuate per i proprietari immobiliari. Controlli fiscali intensivi. Riduzione del 20% dei militari. Divieto di cumulo dei mandati di amministratore nella finanza. Apertura alla concorrenza di taxi, farmacisti e notai”. Alcuni commentatori – nota malignamente Vittori – hanno osservato che Mario Monti fece parte della commissione Attali, che propose queste ultime misure a Nicolas Sarkozy nel 2008…
Nello scenario immaginato da Vittori, c’è anche una ferita all’orgoglio della Francia quando i tassi d’interesse francesi superano quelli italiani.  Poi al Consiglio europeo il presidente della Repubblica francese è ostentatamente snobbato da Merkel e Monti. L’Unione europea ha “un nuovo asse Berlino-Roma”, scrive Vittori. Un asse che suona “un po’ bizzarro”, ma – spiega l’editorialista - “l’italiano è riuscito a convincere la tedesca dell’utilità della crescita”.

La fantastoria si conclude ipotizzando il discorso in cui Monti dice agli italiani di avere completato la sua missione e il suo arrivo a Parigi dove “tutti ammirano il suo francese perfetto”. Non importa che non sia francese: dopotutto, ricorda Vittori, nel Secolo dei Lumi, la Francia aveva ministri stranieri come lo scozzese John Law e lo svizzero Jacques Necker. Non importa neppure che non sia democraticamente eletto: nel 1958 un Parlamento francese democraticamente eletto ma in pieno sbando finanziario affidò il potere a Charles De Gaulle. “La Grecia e l’Italia seguirono lo stesso scenario nel 2011. La Francia ci ritorna nel 2013”. La chiusa è l’augurio un po’ canzonatore “Buona fortuna, monsieur Monti”.

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