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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2012 alle ore 11:52.

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Nella foto lo svizzero Roger Federer durante il match vittorioso contro lo spagnolo Nadal agli Indian Wells in California (Reuters)Nella foto lo svizzero Roger Federer durante il match vittorioso contro lo spagnolo Nadal agli Indian Wells in California (Reuters)

Federer come esperienza religiosa, scriveva David Foster Wallace. Ora che abbiamo assistito alla risurrezione dello svizzero, come possiamo non dargli ragione? Certo parlare di rinascita può sembrare eccessivo a proposito di un fuoriclasse che non è mai scivolato oltre la quarta posizione del ranking. Ma il momento magico vissuto in questi mesi dall'elvetico assomiglia, per lo meno, a una miracolosa seconda giovinezza, capace di sorprendere anche i suoi più accaniti estimatori. Prossimo ai 31 anni, Federer sta dominando il circuito come non accadeva da tempo.

Sconfitto nel corso del 2011 da giocatori come Melzer o Gasquet, spesso estromesso prima della finale, era stato perfino eliminato, per la prima volta, in uno Slam dopo aver condotto l'incontro per due set a zero. Per di più a Wimbledon. Si era portato a casa tre titoli in tutto ma, cosa che non accadeva dal lontano 2002, neppure un major. Ce n'era abbastanza, insomma, perché da più parti si incominciasse ad intonare il de profundis…

La sconfitta subita da Djokovic agli Us Open, al termine di una maratona fotocopia della semifinale dell'anno precedente nella quale lo svizzero aveva avuto ancora una volta due match-point a disposizione, poteva diventare la pietra tombale su di una lunga e strepitosa carriera. Invece, archiviata la pratica Flushing Meadows, Federer si portava a casa il titolo casalingo di Basilea, faceva il bis a Parigi Bercy e si presentava in stato di grazia alle Atp Wolrd Tour Finals di Londra. Qui, al termine di una cavalcata di 21 vittorie consecutive, si aggiudicava il sesto Masters della sua vita, superando sia Lendl che Sampras.

Da allora, se non contiamo il match di Davis, l'elvetico ha perso soltanto due incontri. Dei quali solo uno sul campo (con Nadal a Melbourne) perché contro Tsonga a Doha si è ritirato senza neppure giocare, per via del mal di schiena.
Il Federer del 2012 si è già intascato tre tornei consecutivi: Rotterdam, Dubai, Indian Wells. Qui, dove non vinceva dal 2006, si è portato a casa il quarto titolo californiano, stabilendo - neanche a dirlo - un nuovo record. In tutto, ha vinto 39 degli ultimi 41 match, realizzando, da quattro mesi a questa parte, il triplo dei punti atp totalizzati da Nadal.

Vicino, ormai, alla seconda posizione del ranking, Federer ha impressionato soprattutto a Indian Wells, dove ha sconfitto prima Del Potro, poi Nadal e "Big John" Isner senza cedere neppure un set. E pensare che all'inizio del torneo lo svizzero si era presentato con l'influenza, indeciso se proseguire o ritirarsi. Nel dubbio, ha messo in riga anche il virus. Nel match con Nadal, un vero capolavoro, ha piegato alle sue esigenze perfino il vento che, contro ogni pronostico, ha finito per infastidire più il solidissimo maiorchino che l'ex-numero uno del mondo.
In finale, contro un giocatore insidioso come Isner, che dall'alto dei suoi 2,06 metri si diverte a bombardare gli avversari con una battuta devastante, è riuscito a vincere anche la gara dei servizi. Non a caso ha ottenuto il 94% dei punti sulla prima palla (contro il 71% del rivale) e il 67% sulla seconda (contro il 47% del padrone di casa) scodellando 7 ace per rispondere alle 4 del gigante americano. Numeri che fanno impressione e che, oltretutto, non bastano a raccontare la perfezione del gioco messo in campo dal fuoriclasse di Basilea.

Sembra incredibile ma Federer invecchia come il vino, arrivando addirittura a migliorare dopo il giro di boa dei trent'anni. Riuscirà, ora, questo campione che è ancora in grado di dominare al meglio dei tre set, a centrare il bersaglio in uno Slam? Indian Wells è un torneo duro, lungo due settimane, ma non è un major.

Certo, il Federer che abbiamo visto in campo sembra avere ancora molto da dire. Sappiamo anche che le Olimpiadi, unico titolo di spicco che manca alla sua collezione, costituiscono per lui un obiettivo importantissimo. Se aggiungiamo che quest'anno si giocano a Wimbledon, in quello che a lungo è stato il suo giardino privato, non è difficile immaginare che la straordinaria carriera dell'elvetico possa essere davvero lontana dall'epilogo. Di sicuro, le premesse perché lo svizzero metta a segno l'ennesimo un colpo grosso (Slam o gara olimpica) in questo momento ci sono tutte.

In fondo, quando dice di non avere alcuna intenzione di ritirarsi nell'immediato futuro, Federer non segue un copione ad uso e consumo degli sponsor, non ripete una semplice frase di rito, non si culla in una beata illusione. No, potete sommetterci, il vecchio Roger fa ancora sul serio.

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