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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2012 alle ore 17:56.

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È stato esteso di altre 24 ore l'ultimatum posto dai maoisti alle autorità locali per la liberazione dei due cittadini italiani. Lo riferisce il quotidiano The Hindù, precisando che il governo dell'Orissa ha anche respinto i nomi di due dei mediatori proposti dai ribelli e chiede che siano nominati dei negoziatori alternativi.

Le 13 condizioni per il rilascio degli italiani

«Stiamo lavorando con grande intensità - per la liberazione dei due cittadini italiani rapiti nello stato indiano dell'Orissa, congiuntamente al console generale a Calcutta Joel Melchiori, che in queste ore - è a colloquio con il ministro degli Interni locale» per trovare una soluzione alla vicenda, ha detto il portavoce della Farnesina, Giuseppe Manzo, nel corso del briefing settimanale volto ad illustrare il calendario dei prossimi impegni internazionali del ministro degli Esteri Giulio Terzi.

Il negoziato per il rilascio dei due italiani rapiti in Orissa non sarebbe tuttavia ancora iniziato. I ribelli maoisti vogliono che il governo dell'Orissa prima soddisfi le 13 condizioni da loro richieste. Non chiedono denaro, ma soprattutto la liberazione di alcuni prigionieri. A spiegare la situazione è Santosh Digal, sacerdote dell'Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneshwar, nello stato di Orissa, e responsabile dell'Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali. Il sacerdote, intervistato dall'Agenzia vaticana Fides, si trova attualmente nel distretto di Kandhamal, dove è avvenuto il rapimento, ed é stato inviato dal vescovo per esplorare se vi sono possibilità di mediazione, per favorire la soluzione del sequestro.

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