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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2012 alle ore 06:39.

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«Vivo in un limbo» racconta Tiziana Marzocco, 59enne ex impiegata in un'azienda commerciale che alla fine del 2009 ha deciso di smettere di lavorare con la prospettiva di andare in pensione nel 2013 perché così avrebbe salvato dal licenziamento altri suoi colleghi. «Ora forse dovrò aspettare altri 11 mesi, ma non ho certezze e vivo nell'ansia pesche non so cosa succederà. La legge 122 non dovrebbe essere retroattiva».
Tra i partecipanti ai lavori c'erano anche diversi esponenti della categoria che nelle aziende sta dall'altra parte del tavolo, cioè i responsabili delle risorse umane perché anche loro hanno necessità di comprendere i meccanismi della riforma per poi spiegarli ai dipendenti e per prendere le migliori decisioni, anche nell'interesse delle imprese. «Sono qui per capire se nella riforma c'è anche un'attenzione ai costi per i datori di lavoro – spiega Paola Amerio, impiegata nell'ufficio risorse umane di una banca – si prevede di mantenere al lavoro le persone per più anni, ma questo comporta un costo del lavoro maggiore, richiede un'attività di aggiornamento che magari per chi ha 25-30 anni non serve perché è "naturalmente" in linea con le ultime novità». E poi, nel mondo aziendale, c'è la consapevolezza che questo è solo un aspetto di una riforma più ampia che per forza di cose si deve integrare con il nuovo assetto del lavoro. «Da una parte si allunga la vita lavorativa – sottolinea Donatella Caliaro, responsabile dell'amministrazione del personale in un'azienda privata – dall'altra si devono fare entrare i giovani. Avrei voluto chiedere al ministro Fornero come si fa a far convivere questi due aspetti». La risposta dovrebbe arrivare oggi, con la riforma del mercato del lavoro.
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Le voci dei partecipanti
1
Enrico Bortolazzi FORMATORE ASSICURATIVO Settore previdenziale 39 anni
Dalla tavola rotonda sono arrivate conferme che per quanto riguarda il settore pubblico non ci saranno grosse novità. Si rimetterà invece mano alla previdenza complementare, per renderla più fruibile, aumentare il numero
delle iscrizioni. Una decisione
che ritengo giusta perché il settore finora non è decollato. La riforma? Molto incisiva ma non se ne poteva fare a meno per motivi economici
2
Ezio Intropido DIPENDENTE IBM Esodato dal 2010 59 anni
Io e altri colleghi dell'Ibm
nel 2010 e nel 2011 abbiamo accettato un accordo di dimissioni incentivate con la prospettiva
di andare in pensione a 60 anni.
Ora con la riforma saremo disoccupati e senza pensione.
La riforma del sistema andava fatta ma non in questi termini.
Ci vuole più gradualità e gli esodati, che si trovano a metà del guado, vanno tutelati
3
Ernesto Carella CASSA DI PREVIDENZA dottori commercialisti 63 anni
La cassa di previdenza dei dottori commercialisti è passata al contributivo già nel 2004, ma questa giornata di lavori è utile
per tenersi aggiornati. Rispetto
al passato ora i giovani devono imparare a pensare alla pensione appena iniziano a lavorare, anche se va verificato con attenzione quanto effettivamente
possono accumulare
4
Anna Pontone SALES MANAGER Bnp Paribas Security services 42 anni
Ho deciso di partecipare a questa giornata per capire se la riforma può avere ulteriori sviluppi. Il mio giudizio sulla riforma è positivo, era necessario passare al contributivo. Ora mi aspetto che anche tutte
le casse di previdenza professionali facciano altrettanto. Più in generale ritengo che si debba fare uno sforzo di comunicazione verso gli iscritti che ancora non vedo

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