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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2012 alle ore 06:37.

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Sull'articolo 18 è spaccatura nel sindacato, con la Cgil che annuncia una campagna di mobilitazioni, pronta a «sostenere chi in Parlamento vorrà cambiare la proposta» sul mercato del lavoro illustrata dal Governo alle parti sociali. Giudizio sostanzialmente positivo da Cisl, Ugl, e dalla Uil che sollecita modifiche prima del definitivo sì.

Ieri che la strada fosse tutta in salita per l'accordo con i sindacati si era capito sin dalla prima mattina quando si è riunito il tavolo tecnico, in parallelo alla convocazione dei leader delle parti sociali a Palazzo chigi, prima del vertice pomeridiano. Il nodo principale al tavolo resta l'articolo 18: l'effetto deterrente per Camusso è «profondamente annullato», ma anche su altri temi si è consumata la rottura con la Cgil, per la quale è mancata la mediazione. Anche se c'è «qualche elemento positivo sulle forme d'ingresso», la riforma presentata dal Governo per Camusso non «cancella la precarietá».

La Cgil «farà di tutto per contrastare la riforma del mercato del lavoro, con le mobilitazioni necessarie», sembra escluso lo sciopero generale visto che per Camusso «non si tratterà di una fiammata di breve periodo», ma di iniziative «capillari e incisive nel tempo». Nei rapporti con Cisl e Uil, per Susanna Camusso «il fatto che avevamo una ipotesi comune e l'abbiano abbandonata è un problema». Le iniziative saranno decise questa mattina dal direttivo della Cgil che si è ricompattata con la minoranza della Fiom che ieri ha organizzato diverse manifestazioni nella provincia di Milano a Venezia, Reggio Emilia, Forlì, Ancona, Messina e Siracusa, con blocchi stradali.
Opposta la valutazione del numero uno della Cisl. Raffaele Bonanni ha apprezzato «la direzione del Governo per una mediazione fondata sul sistema dei nuovi ammortizzatori costruito in questi giorni», ricorda che «è stato raccolto l'invito alla responsabilità rivolto dal presidente della Repubblica».

La riforma del lavoro che esce dal vertice con le parti sociali, in tutti i suoi capitoli, per Bonanni ha subito un cambiamento «molto forte»; sulle «tipologie dei rapporti di lavoro, sugli ammortizzatori sociali fino ad arrivare alla flessibilità in uscita», il «cambiamento di impostazione da parte del governo è molto forte». Bonanni è soddisfatto per il risultato finale sull'articolo 18: «grazie al lavoro di grande mediazione, aiutati anche dai partiti e dall'ascolto del governo – ha spiegato – possiamo dire che lo strumento anti discriminatorio e anti abuso non solo è stato mantenuto, ma addirittura esteso anche alle aziende sotto i 15 dipendenti». Rimasto scottato dall'esperienza delle pensioni il leader della Cisl sin dal principio della trattativa ha cercato l'accordo anche sull'articolo 18, convinto che in assenza di un'intesa il governo avrebbe fato da solo, approvando soluzioni più drastiche.

Più cauta la Uil, che per voce di Luigi Angeletti ha fatto sapere che «per un giudizio positivo servono modifiche». La direzione della Uil oggi é chiamata a dare un giudizio sull'insieme della riforma, ma ieri Angeletti ha dato una prima valutazione "a caldo" sul testo illustrato dal ministro Fornero: sui licenziamenti per motivi disciplinari «ho apprezzato che sia stato scritto che senza giusta causa il giudice non possa fare altro che reintegrare il lavoratore – ha detto –. Per i licenziamenti economici avevamo chiesto che fosse delegata al giudice la possibilità di decidere tra indennizzo o reintegro. Il testo non dice così».

C'è un'altra richiesta di modifica: «Chiediamo che l'impresa informi le rappresentanze sindacali delle ragioni per cui si dovrebbe procedere ad un licenziamento – ha aggiunto – spetta alle imprese provare che ci sono le condizioni oggettive e il giudice dovrà valutare sentendo anche le rappresentanze sindacali». Prudente anche Giovanni Centrella: «Il nostro giudizio é sofferto – ha detto il leader dell'Ugl – ma responsabile nei confronti di un impianto nel complesso condivisibile. La riforma ha una visione più ampia, non più concentrata solo sull'articolo 18, sui contratti riteniamo che il governo abbia accolto le nostre posizioni». Sulla flessibilità in uscita per Centrella «bisogna cercare di arrivare ad una soluzione che favorisca la condivisione di tutte le parti sociali».

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