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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2012 alle ore 06:42.

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ROMA
«L'Ocse non ha mai chiesto di eliminare la concussione in blocco, ma solo l'esonero da responsabilità del corruttore, che in ambito internazionale è un problema». Direttore del servizio giuridico dell'Ocse dal 2005, Nicola Bonucci, 51 anni, è a Parigi da 18 e ha seguito la vicenda italiana in tutte le sue fasi. In questi giorni è a Mosca ma accetta di spiegare il nodo-concussione su cui ha la sensazione che in Italia ci si stia avvitando. Quanto alle priorità, non ha dubbi: bisogna allungare i tempi della prescrizione.
Insomma, è vero o no che l'Ocse ci chiede di eliminare la concussione?
La posizione dell'Ocse è relativamente semplice. Nell'ordinamento italiano esiste il reato di concussione in base al quale il corruttore, cioè colui che ha pagato la tangente, è considerato vittima di chi ha esercitato la violenza (il corrotto). Questo schema ha una sua logica in un ambito meramente domestico: lo Stato vuole mandare un segnale forte sulle politiche pubbliche, quello dell'integrità dei suoi funzionari. Tant'è che il reato è stato molto usato durante la stagione di Mani pulite e ha avuto un'elaborazione giurisprudenziale nella cosiddetta concussione ambientale. Trasferito in ambito internazionale - quello che interessa l'Ocse - questo schema diventa un problema.
Perché?
Perché davanti ai tribunali italiani abbiamo chi dice "sì, in Nigeria ho pagato una mazzetta al ministro o al funzionario tal dei tali, ma sono stato concusso". Il Tribunale esonera il corruttore dalla responsabilità e il corrotto non viene perseguito perché i Tribunali italiani non hanno giurisdizione. Quindi, se in un'ottica puramente italiana c'è almeno l'alternativa (o si punisce il corrotto o il corruttore) nella corruzione internazionale quest'alternativa non c'è. Perciò il gruppo di lavoro sostiene che nell'ambito della corruzione internazionale si debba eliminare questo caso.
Eliminare questo caso significa eliminare il reato?
L'Ocse non ha mai chiesto l'eliminazione della concussione in blocco, ma solo che fosse eliminato questo caso particolare. Così va letta la nostra raccomandazione. Non spetta a noi entrare nel merito, purché, ripeto, sia chiaro che mai è stato chiesto di eliminare la concussione all together.
Finora, però, il "caso" da lei paventato non si è mai verificato: nessun caso di corruzione internazionale in cui la concussione sia stata utilizzata dai giudici per esonerare gli imputati da responsabilità.
Il nostro gruppo di lavoro sostiene che se esiste una debolezza in un ordinamento giuridico, va chiarita o eliminata. Il fatto che non si sia mai verificato non convincerà il Gruppo di lavoro del contrario.
La concussione è un reato che non esiste in altri Paesi: è un argomento sufficiente per eliminarlo?
La concussione in quanto tale è una figura unica dell'Italia. Ma altri Paesi hanno figure comparabili. Per esempio prevedono che chi ha pagato, o ha avuto la tentazione di pagare, ma ha fatto marcia indietro e ha collaborato, non sia punibile. Ma anche qui il gruppo ha chiesto di eliminare il caso, perché ci si può trovare nella stessa situazione. Ci sono diversi modi di arrivare agli obiettivi, quel che conta è che la corruzione attiva sia punita. L'unica eccezione accettata è la vera e propria estorsione.
Se dovesse elencare le priorità indicate dall'Ocse in quest'ultima fase, in che ordine le metterebbe?
Ora come ora il problema principale è la prescrizione perché è chiaramente un problema, soprattutto per la corruzione internazionale, viste le difficoltà per ottenere le prove e l'assistenza giudiziaria. La questione concussione è soprattutto una questione di principio, importante, anche se finora - è vero - non s'è mai verificato ancora un caso, a differenza della prescrizione.
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