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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2012 alle ore 06:36.

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ottolinea il «senso di responsabilità», accogliendo «la richiesta che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha fatto a tutte le parti sociali». Dichiara che che c'è un'«adesione complessiva» alle linee guida della riforma del mercato del lavoro indicata dal governo. Ma dice anche che «resta del lavoro da fare».

È sulla flessibilità in entrata che si concentrano le critiche della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Costi e burocrazia eccessiva, specie sui contratti a termine. Bisognerà lavorarci, ha detto la presidente di Confindustria, da ora a domani, quando ci sarà un nuovo incontro con il governo.
La Marcegaglia già dalla prima mattina di ieri ha avviato gli incontri a Palazzo Chigi, mentre il direttore generale, Giampaolo Galli, era impegnato in una riunione tecnica al ministero del Welfare. Poi di nuovo tutti a Palazzo Chigi, in una "ristretta" imprese, governo, sindacati, per poi cominciare l'incontro ufficiale dove era presente anche il vicepresidente, Alberto Bombassei.

«Condividiamo l'impegno contro la flessibilità cattiva. Ma sulla flessibilità in entrata – come ha spiegato nella conferenza stampa a Palazzo Chigi – c'è un irrigidimento complessivo e un aumento dei costi a carico delle imprese». Comunque si tratta di «una riforma a 360 gradi, per la quale abbiamo accolto la richiesta fatta a tutti dal presidente della Repubblica».
Sull'articolo 18, che è stato uno dei nodi principali della trattativa, Confindustria ha aderito alla mediazione del governo: «È una posizione meno avanzata di quanto avevamo chiesto, ma abbiamo aderito per senso di responsabilità».

La posizione delle imprese, ha ricordato la Marcegaglia, parlando anche a nome delle altre organizzazioni imprenditoriali, era di mantenere il reintegro solo per i licenziamenti discriminatori e nulli, e di ricorrere all'indennizzo per tutti gli altri casi.
La proposta del governo prevede di mantenere il 18 per i licenziamenti discriminatori. «Questo già esiste anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti, non è una novità della trattativa, non abbiamo ampliato la base dell'articolo 18», ha spiegato la Marcegaglia, precisando il testo di un'agenzia di stampa uscita nel pomeriggio. Per i licenziamenti economici sia individuali che collettivi illegittimi c'è l'indennizzo. Per quelli disciplinari, ha detto sempre la Marcegaglia, il giudice sceglie in caso di illegittimità: la norma è l'indennizzo, il reintegro è previsto in caso di insussistenza del fatto o in casi previsti dai contratti. Non concorda però Confindustria sul tetto massimo dell'indennizzo a 27 mesi: «Dovremo lavorare anche su ciò. In Germania, dove il tetto è tra i più alti, il massimo è 18 mesi».

Bene il posticipo dell'entrata in vigore a regime della riforma degli ammortizzatori sociali. Ed è positivo, per Confindustria, che resti ancora fino a quella data l'indennità di mobilità, assai importante per le imprese, specie in questa fase di crisi.
A una domanda se fosse preoccupata per il no della Cgil, la presidente di Confindustria ha risposto: «Noi tutti avremmo auspicato anche un'adesione. Ci aspettiamo che un grande sindacato come la Cgil dimostrerà senso di responsabilità in un momento come questo».

Anche dall'Alleanza delle coop, come ha detto il presidente Luigi Marino, arriva una posizione in sintonia a quella di Confindustria: «La riforma va fatta non perché lo chiede l'Europa ma perché ne ha bisogno l'Italia. Ci rendiamo conto che sul 18 bisogna conciliare posizioni differenti, in modo che il premier Monti possa fare il suo road show in Europa. C'è stata però una mano pesante sulla flessibilità in entrata, con adempimenti, costi e vincoli».

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