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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2012 alle ore 20:05.

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Il killer con lo scooter di Tolosa e Montauban, Mohammed Merah, 24 anni, francese di origini algerine, si autodefinisce mujaheddin, cioè patriota, combattente per la sua religione, e qaedista. Nascosto dietro il ruolo di un carrozziere gentile e ben educato, il giovane era in realtà un jihadista che per anni ha beffato l'intelligence francese.

Infatti Mohammed Merah era schedato e seguito da tempo dai servizi dall'antiterrorismo. Di recente si era recato nella regione al confine tra Pakistan e Afghanistan, densa di campi jihadisti. È lì che ha avuto i primi contatti con l'ambiente terrorista e si è battuto al fianco dei talebani. Alcune fonti sostengono che l'uomo era evaso dalla prigione di Kandahar, in Afghanistan, dove scontava una condanna a 3 anni per aver piazzato delle bombe insieme a un gruppo di talebani nel 2008. In Francia il suo nome era legato invece solo a piccoli reati, guida senza patente, furto, scippi. Precedenti penali che gli hanno valso, nel 2010, il rifiuto alla Legione Straniera.

Da piccolo criminale Mohammed Merah si è convertito in prigione all'islamismo ultra radicale ed è diventato un assassino senza scrupoli, che ha ucciso a sangue freddo sette persone in pochi giorni, tra cui i tre bambini della scuola ebraica di Tolosa. Tutti con un colpo alla testa, senza esitazioni, né emozioni, con un'assoluta padronanza di sé. Il suo solo rimpianto è stato non aver fatto più vittime, ha detto il procuratore della Repubblica, Francois Molins.

Mohammed Merah è nato il 10 ottobre del 1988 a Tolosa, la città del sud della Francia dove vive in un appartamento a meno di 3 km dalla scuola ebraica dove ha ucciso. Accerchiato dalla notte scorsa dalle forze di polizia francesi, il 24nne, barricato in casa, ha giocato per ore con i nervi della polizia. Ha detto di voler vendicare i bambini palestinesi. Ha riconosciuto i suoi crimini e sostenuto di aver sempre agito da solo. Ma l'auto di uno dei suoi fratelli, Adelkader, è stata trovata piena zeppa di esplosivo. Anche lui appartiene a movimenti salafiti e si trova in stato di fermo, con la madre e la compagna.

Secondo alcuni psicologi, il giovane psicopatico non ha il profilo del martire: non vuole morire, preferisce uccidere e aveva individuato le sue prossime vittime. Avrebbe teso loro un agguato a bordo del suo scooter, con il casco in testa, da lupo solitario, come aveva fatto le altre volte.
L'avvocato Christian Etelin, che tra il 2004 e il 2005 ha assistito Merah per alcuni reati minori in Francia, ne traccia un profilo completamente opposto. Lo descrive come un ragazzo discreto e ben educato. Soprattutto, dice il legale, «non era né violento, né fanatico. Chissà che cosa gli deve essere passato per la testa...».

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