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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2012 alle ore 06:42.

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ROMA
«Ce lo chiede l'Europa»: come un mantra si evoca l'Europa per giustificare l'abrogazione e la revisione del reato di concussione. E oggi, in effetti, l'Europa ci chiederà - ma per la prima volta - di occuparci della concussione, non per eliminarla bensì per «verificare» se nella sua «applicazione pratica» ne sia stato fatto «un uso improprio in rapporto al reato di corruzione» e, in tal caso, per «adottare misure appropriate». E sempre oggi l'Europa ci chiederà di intervenire sul finanziamento dei partiti, con misure idonee a garantirne la trasparenza e ad evitare fenomeni di corruzione.
Soldi ai partiti e concussione sono due capitoli inediti del Rapporto che sarà discusso e approvato oggi a Strasburgo dal Greco, il Gruppo di Stati contro la corruzione istituito nell'ambito del Consiglio d'Europa. Nelle 22 precedenti raccomandazioni, rimaste lettera morta, non se ne parlava, mentre ora si accende un faro su entrambi i fronti al centro delle cronache politiche e giudiziarie. L'ondata di inchieste riguardanti Pd e centro-destra, e lo scandalo del tesoriere della Margherita Luigi Lusi, hanno riportato alla ribalta l'entità dei soldi pubblici ai partiti (circa un miliardo di euro). E ieri il leader dell'Idv Antonio Di Pietro ha annunciato un referendum per abrogare l'attuale legge sul finanziamento dei partiti. Quanto alla concussione, gli emendamenti presentati da Pd e Idv al ddl anticorruzione - per abrogare il reato e sdoppiarlo in corruzione ed estorsione - e le loro ricadute sui processi in corso (a Silvio Berlusconi e ad altri politici, per lo più locali, di svariati partiti) hanno innescato una polemica sul se e come modificare la concussione, soprattutto quella «per induzione» che il Pdl punta a eliminare. Il problema è stato scaricato sul governo e sull'emendamento al ddl anticorruzione, atteso per la prossima settimana, anche se proprio ieri è stato rinviato l'approdo in aula del ddl. La new entry dell'Anm Ezia Maccora, già componente del Csm per Md, lancia un allarme: «Sarebbe preoccupante se il legislatore, nel ribadire la centralità della lotta alla corruzione non ritenesse più meritevole di sanzione la condotta del pubblico ufficiale che approfitta della sua qualità per ottenere degli indebiti vantaggi». In sostanza, a seconda di come verrà scritta la nuova norma, potrebbe rimanere fuori (e quindi impunito) proprio il reato di «concussione per induzione» contestato a Berlusconi nel processo Ruby.
Con il nuovo Rapporto del Greco, i fautori dell'abrogazione ora hanno anche una "sponda europea" ufficiale. Per la prima volta (come anticipato dal 6 marzo dal Sole 24 ore) il reato è oggetto di attenzione particolare, anche se la priorità resta la prescrizione (allungare i tempi) nonché l'introduzione dei reati di corruzione privata e di traffico di influenze e di sanzioni adeguate. Se le linee comunicate al governo il 2 febbraio scorso saranno confermate oggi, l'Italia dovrà «verificare l'applicazione pratica del reato di concussione, al fine di accertare il suo potenziale uso improprio in rapporto a quello di corruzione, e adottare misure appropriate in base al risultato di tale verifica». In sostanza, dovrà verificare se nella prassi la concussione si trasforma in una facile scappatoia per i corruttori. E quindi modificarla.

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