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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2012 alle ore 06:38.

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Rischiano il rinvio a giudizio per concorso in emissione di false fatture e appropriazione indebita l'ex ad di Selex Sistemi Integrati (gruppo Finmeccanica), Marina Grossi, e l'ex direttore commerciale, Manlio Fiore. La Procura di Roma ha chiuso il primo filone dell'inchiesta Enav, quello relativo alle fatturazioni fittizie per 2,4 milioni di euro emesse tra il 2009 e il 2010 dalla Print Sistem di Tommaso Di Lernia: 1,3 milioni per macchinari mai consegnati a Selex SI, alcuni destinati allo scalo Falcone-Borsellino di Palermo; 1,1 milioni per il soil report dell'aeroporto di Doha, in Qatar, appalto che non chiama in causa Enav. Insieme a Grossi e Fiore rischiano il processo, per i medesimi reati, lo stesso Di Lernia, che da tempo collabora con i pm, e l'ex consulente esterno di Finmeccanica, Lorenzo Cola, ai quali sono contestati anche reati fiscali per altri 4,8 milioni fatturati da società cipriote di Di Lernia.
Secondo l'accusa, l'imprenditore, previo concerto con Cola, che avrebbe agito in accordo con Grossi e Fiore, avrebbe emesso tramite Print Sistem, tra febbraio 2009 e maggio 2010, fatture false per 2,4 milioni «anche al fine consentire l'evasione delle imposte dirette e indirette a Selex SI». I soldi sarebbero stati utilizzati per «realizzare provviste per l'erogazione di utilità a pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio (manager Enav, ndr) per il compimento di atti contrari ai doveri del loro ufficio». Gli indagati sono inoltre accusati di concorso nell'appropriazione indebita di 1,9 dei 2,4 milioni sborsati da Selex SI, in parte girati da Di Lernia a Cola. Che devono rispondere anche di reati fiscali perché, in concorso tra loro, «al fine di consentire alla Print l'evasione delle imposte dirette e indirette», si sono avvalsi di false fatture «emesse nel 2009 dalle società cipriote Antinaxt Trading Ltd (3,4 milioni circa) ed Esmako Ltd (1,4 milioni circa)».
L'inchiesta proseguirà almeno fino alla prossima estate. Con le notifiche di chiusura degli accertamenti ai quattro indagati, il procuratore aggiunto Alberto Caperna e i pm Paolo Ielo, Giovanni Bombardieri e Rodolfo Sabelli hanno recapitato ad altri dei personaggi di spicco coinvolti l'avviso di proroga dell'indagine per altri sei mesi. Tra questi, l'ex presidente di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, marito di Grossi. L'avviso reca la data 14 marzo 2012 e si limita a citare il reato contestato, l'articolo 2 del decreto legislativo numero 74 del 2000: dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Allo stato, fanno presente persone a lui vicine, Guarguaglini, che per l'inchiesta ha dovuto rassegnare le dimissioni, non ha ancora avuto modo di conoscere quali fatti gli sono addebitati. Gli appalti oggetto di indagine sono ancora numerosi: oltre a quelli per gli scali di Lamezia Terme, Milano-Linate, Venezia, Orio al Serio, Genova, Padova, Torino-Caselle, Bologna, Roma-Ciampino, Verona e Brindisi, ci sono il monitoraggio delle frontiere libiche e il contratto Vts con la Turchia.
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