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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2012 alle ore 08:53.

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ROMA - Modello tedesco per l'articolo 18, meno rigidità sulle flessibilità in entrata: su queste due sponde si potrà giocare la mediazione in Parlamento tra Pd e Pdl. Anche perché nel partito di Angelino Alfano sanno che gli emendamenti sui licenziamenti economici per introdurre l'opzione tra indennizzo e reintegro – sempre che il Governo non cambi il testo – non saranno appoggiati solo dal Pd ma troveranno "seguaci" tra i banchi dell'Idv e perfino della Lega visto che ieri Umberto Bossi ha puntato il dito contro la riforma: «È una controriforma, l'articolo 18 non si tocca». Ma anche l'Udc cerca un punto di mediazione perché vuole tenere agganciato il Pd a Monti. Dunque, per il Pdl sarebbe una battaglia persa – oltre che elettoralmente penalizzante – fare barricate sul «no» al reintegro soprattutto dopo che il partito di Bersani non si è spaccato ma si è ricompattato. Conviene ad Alfano, quindi, "scambiare" un'apertura sui licenziamenti per andare incontro alle imprese che lamentano una stretta sui contratti flessibili.

A influire su un diverso clima tra i partiti e nel sindacato sono state anche le parole del portavoce della Cei, monsignor Domenico Pompili, che ha auspicato una «soluzione condivisa sul lavoro». E, sempre ieri, a dare margini alla trattativa parlamentare è stato Raffaele Bonanni aprendo alla ricetta di Stefano Fassina sul modello tedesco. Una mossa dettata, in realtà, dal fatto che il suo «sì» al nuovo articolo 18 gli ha aperto un problema con gli statali che saranno i prossimi lavoratori a entrare nel nuovo regime.

Non solo. A schierarsi sull'opzione del reintegro ieri sera è stato pure il sindacato vicino al centro-destra, l'Ugl di Giovanni Centrella, che a questo punto cercherà sponde alle Camere tra le fila del Pdl. Insomma, l'aria è quella di un Parlamento che si prepara a modificare la riforma se, nel frattempo, non l'avrà fatto il Governo.

E del resto come diceva Tiziano Treu, ex ministro del Pd e senatore della commissione Lavoro «non è possibile che Monti abbia accettato la marcia indietro sui tassisti e non accetti una modifica sul nuovo impianto dell'articolo 18». Ecco, il punto. E su questo è sensibile un altro senatore della commissione Lavoro, oltre che capogruppo Pdl a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri: «Ebbene se Monti ha battuto Microsoft in Europa, io – in Italia – ho battuto Monti sui taxi». A parte la battuta che dimostra quante correzioni ci siano state sul decreto liberalizzazioni, anche Gasparri dice con chiarezza che «non faremo barricate per alimentare lo scontro sociale, preferiamo la condivisione. Identica attenzione, però, ci deve essere sulle forme di flessibilità in entrata che sono state eccessivamente irrigidite». Ecco dunque lo "scambio" di cui già ieri parlava Giuliano Cazzola, deputato Pdl ed esperto di questioni previdenziali e di lavoro. Ma il pacchetto di emendamenti del Pd non si limiterà solo all'articolo 18, come spiega Stefano Fassina: «Faremo proposte anche sull'estensione degli ammortizzatori per le forme di flessibilità che attualmente sono fuori».

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