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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2012 alle ore 08:16.

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ROMA
Si apre il «capitolo Dec» nell'inchiesta della procura di Milano sul San Raffaele. Riguarda i rapporti tra il gruppo ospedaliero e e la società Dec di Daniele e Gerardo Degennaro, gli imprenditori coinvolti nell'indagine sugli appalti a Bari.
Un indagato, infatti, ha raccontato «di avere visto Degennaro portare soldi in valigia a Cal (Mario, ex vicepresidente della fondazione San Raffaele, morto suicida, n.d.r.) in 5/6 occasioni». Dagli atti è emerso anche il primo nome di una persona che avrebbe ricevuto, stando ai verbali, parte dei presunti fondi neri realizzati ai danni del patrimonio dell'ospedale. È Antonio Simone, assessore regionale lombardo alla Sanità nei primi anni '90, finito all'epoca nel ciclone di Tangentopoli e da anni vicino a Comunione e Liberazione. Ma non ci sono nè conferme nè smentite su una sua eventuale iscrizione nel registro degli indagati.
Ci sono invece le carte appena depositate con la chiusura della prima tranche dell'inchiesta per associazione per delinquere e bancarotta a carico, tra gli altri, dell'uomo d'affari Pierangelo Daccò e dell'ex direttore amministrativo dell'ospedale. Mario Valsecchi. A quest'ultimo, che ha ottenuto i domiciliari anche in virtù della sua collaborazione con gli inquirenti, i pm hanno chiesto: «Sa se Degennaro abbia consegnato soldi a Cal?». E Valsecchi: «Non lo sapevo. Prendo atto delle dichiarazioni rese da Pierino Zammarchi quando ha dichiarato di avere visto Degennaro portare soldi in valigia a Cal in 5/6 occasioni». Zammarchi, costruttore indagato, lo aveva messo a verbale a novembre.
I pm hanno insistito con Valsecchi per chiarire i rapporti tra Dec (Degennaro costruzioni) e San Raffaele riguardo alla realizzazione del Dibit 2, Dipartimento Universitario di Medicina Molecolare. Fu tale «Coscera, responsabile di Saint Premier Mont» una società svizzera - ha precisato Valsecchi - che «ci presentò Degennaro. La sua Dec si prese l'incarico di trovare il finanziatore. Sia la Fondazione che Dec pagarono una doppia "fee" (una quota, n.d.r.) a Coscera». L'ex direttore ha spiegato che «Coscera è stato anche retribuito per l'intermediazione sul Dibit 2, per aver presentato all'ospedale il costruttore Degennaro della Dec disponibile a finanziare l'operazione».
Coscera «fu pagato dalla Fondazione tramite Sain Premier Mont e mi disse che Cal gli aveva chiesto una retrocessione». Il sistema delle cosiddette retrocessioni è il centro dell'inchiesta: secondo l'accusa diversi imprenditori in rapporti con l'ospedale, molti dei quali ora sotto la lente degli inquirenti, sovraffatturavano i costi ai danni delle casse del gruppo - che anche per questo si è ritrovato con un buco da oltre un miliardo, finora i pm hanno accertato fondi neri per 45 milioni - e «retrocedevano» poi soldi in contanti agli allora vertici della Fondazion, che li avrebbero girati a Daccò, finito agli arresti alla fine dell'anno scorso. Ieri la Dec con una nota ha precisato che i rapporti con il San Raffaele «si sono sviluppati nella massima correttezza e trasparenza». Anzi «a conferma della condotta rigorosa seguita dalla Dec si evidenzia che sin dal 14 settembre 2009 la società ha denunciato penalmente il dottor Mario Cal per le sue dichiarazioni false e calunniose».
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