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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2012 alle ore 18:38.

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Extrabanca, «la prima banca dedicata», come si legge sul suo sito, «ai cittadini stranieri residenti in Italia» è stata condannata dal Tribunale del Lavoro di Milano per comportamento «discriminatorio» verso un dipendente senegalese. Il presidente dell'istituto, infatti, come spiega il giudice, aveva «accomunato» il lavoratore agli «zingari e ai musulmani che... vogliono rovinare Milano».

Il giudice Fabrizio Scarzella - che ha accolto il ricorso del dipendente di origine senegalese, assistito dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri - richiama nella sua sentenza una norma del decreto legislativo 215 del 2003 sulle cosiddette "molestie razziali" sui luoghi di lavoro. Norma che, a detta dei due difensori, viene applicata molto di rado in sede civile.
La norma, come spiega il giudice, «riguarda ogni condotta umana concretamente idonea a violare la dignità della persona per ragioni razziali o etniche creando un clima intimidatorio o umiliante o offensivo nell'ambiente lavorativo».

Il magistrato spiega anche che non è ovviamente «dirimente» per questa causa di lavoro il fatto che Extrabanca, fondata circa due anni fa, abbia una «specifica e speciale connotazione razziale», ossia si occupi soprattutto degli stranieri. È «circostanza - chiarisce il giudice - sicuramente apprezzabile dal punto di vista sociale», ma «inidonea ad escludere o attenuare la gravità della eventuale commissione di condotte illecite, anche a sfondo razziale».

Nell'ordinanza, in particolare, si legge che il presidente della banca, Andrea Orlandini, cercò di «dissuadere» il lavoratore senegalese dal candidarsi alle elezioni comunali milanesi della primavera 2011, «a cagione della sua razza e colore, accomunandolo agli zingari e ai musulmani che... vogliono rovinare Milano». E definì, sempre stando a quanto riporta il giudice, lui e un altro lavoratore «due neg... africani» che «stavano creando troppi problemi».

Un altro dirigente della banca, poi, si legge ancora nell'ordinanza, disse al lavoratore che «gli stranieri pretendono troppo». Tutti comportamenti che il Tribunale considera «molestie» a «sfondo razziale» che violano la «dignità personale» degli «stranieri presenti in azienda». Condotte che, per il giudice, sono riconducibili alla stessa «azienda».

Il magistrato ha dunque ordinato a Extrabanca «l'immediata cessazione dei descritti comportamenti illeciti anche attraverso la diramazione e l'affissione, presso la sede di Milano, entro il 2 aprile 2012, di un comunicato» con il dispositivo della sentenza. Nello stesso comunicato, l'azienda - impone il giudice - dovrà invitare il personale ad «astenersi» nei rapporti di lavoro da «espressioni volgari od offensive a sfondo razziale». Infine, un risarcimento di 5mila euro è andato al dipendente insultato.

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