Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2012 alle ore 06:37.

My24

Mariano Rajoy ha di fronte a sé due passaggi decisivi. Lo sciopero generale di giovedì, deciso dai grandi sindacati contro la riforma del lavoro, permetterà al premier spagnolo di misurare la forza della protesta, di capire quanto può resistere ancora il tessuto sociale dopo quattro anni di profonda crisi economica. E il giorno dopo, venerdì, Rajoy, incalzato da tempo più dall'Unione europea che dall'opposizione in Parlamento, sarà obbligato a fare chiarezza sul bilancio, a fornire i dettagli della manovra che nel 2012, in quel che resta del 2012, dovrà ridurre il deficit complessivo dall'8,5% al 5,3% del Pil per poi scendere a fine 2013 al 3%, così come concordato - dopo lunghe e difficili trattative con i partner europei - in una correzione dei conti pubblici che non trova precedenti nell'Unione.

Il suo Governo ha ormai cento giorni di vita e il consenso nel Paese comincia a mostrare qualche crepa, come ha fatto ben intendere il voto di domenica in Andalusia, dove il Partito popolare pur ottenendo il miglior risultato della storia democratica non è riuscito a conquistare la maggioranza assoluta consegnando così, con tutta probabilità, la Regione autonoma a una giunta di colazione tra socialisti ed estrema sinistra. Ma il leader conservatore, al quale anche gli avversari riconoscono notevoli doti di tenacia, non intende rinegoziare la riforma del mercato del lavoro che ha aumentato, più di quanto avesse fatto il suo predecessore José Luis Zapatero, la flessibilità in uscita in un Paese nel quale il tasso di disoccupazione è vicino al 23% e i senza lavoro sono già cinque milioni e mezzo. Con l'aggravante di una situazione giovanile al limite nella quale sotto i 25 anni di età risulta disoccupato quasi uno spagnolo su due. Per giovedì i sindacati annunciano il blocco totale del Paese: la compagnia aerea Iberia ha già cancellato 358 voli e anche nei trasporti locali si rischia la paralisi. Il ministro dell'Economia Luis de Guindos difende le nuove regole che riducendo i costi per i licenziamenti legati alle difficoltà economiche e introducendo deroghe alla contrattazione collettiva nazionale «favoriscono la produttività delle imprese contribuendo a dare serenità ai mercati».

Ancora più complicato per il Governo popolare superare la prova del risanamento. «Presenteremo un budget molto duro», ha detto ieri Rajoy. Quasi un avvertimento a Madrid comunque quello del commissario Ue Olli Rehn che ha ribadito come il consolidamento del bilancio pubblico sia «un elemento fondamentale», un «pre-requisito» per una crescita sostenibile.

Le elezioni in Andalusia, l'unica amministrazione regionale spagnola rimasta alla sinistra, complicano il processo di risanamento avviato da Rajoy: Siviglia potrebbe diventare un ostacolo sulla riduzione delle uscite delle 17 Regioni autonome che controllano oltre un terzo della spesa nazionale, tra scuola e ospedali, e che hanno accumulato un deficit pari al 2,9% del Pil nonostante i ripetuti richiami. L'Andalusia, assieme alla Catalogna e ai Paesi Baschi governate dai partiti autonomisti regionali, già ha dato segni di intolleranza all'austerity imposta dall'alto.

Il Governo ha fatto sapere che il budget che presenterà questa settimana prevede una riduzione del 40% degli investimenti pubblici. La dotazione dei ministeri verrà tagliata del 12,5% in media ma verranno sacrificati in modo più pesante, secondo le indiscrezioni, il Turismo con il 25,8% e l'Agricoltura con il 25 per cento. L'aumento dell'aliquota Iva è allo studio ma a partire dal 2013. Rajoy sta definendo una manovra complessiva per il 2012 di circa 35 miliardi di euro. «Ma come ci ha insegnato la Grecia - dicono Jesus Fernandez-Villaverde della Pennsylvania University e Luis Garicano della London School of Economics - in un'economia in contrazione, nuove tasse non sempre implicano maggiori entrate e, a causa dei sussidi di disoccupazione, non sempre i tagli alla spesa portano a minori uscite». Secondo i due studiosi la Spagna potrebbe aver bisogno di oltre 50 miliardi «un obiettivo francamente impossibile da raggiungere» anche scontando i 15 miliardi già previsti dalle misure di austerity adottate a gennaio.

Shopping24

Dai nostri archivi