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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2012 alle ore 08:06.

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Impossibilità di esercitare i diritti di voto nell'assemblea dell'11 maggio, congelamento dei futuri dividendi che venissero distribuiti dalla banca e impossibilità di negoziare le azioni. Sono sostanzialmente queste le conseguenze del sequestro da parte della Guardia di Finanza della quota dell'1,256% di UniCredit nelle mani della Libyan Investment Authority. La banca ha preso atto del vincolo giudiziario.

La Libia nel capitale di piazza Cordusio è rappresentata dalla Lia appunto e dalla Central Bank of Libya a cui fa capo circa il 2,9%. La presenza di Tripoli si è tuttavia già ridimensionata a seguito dell'aumento di capitale da 7,5 miliardi varato da piazza Cordusio e sottoscritto solo parzialmente. I due soci libici di UniCredit, come ha spiegato martedì scorso Federico Ghizzoni, detengono attualmente «intorno al 4%» del capitale di UniCredit post aumento di capitale. Un pacchetto finora rappresentato con lo schieramento tra i quattro vice presidenti del consiglio di amministrazione di UniCredit di Farhat Omar Bengdara che sarebbe in uscita. Si tratta di capire, a questo punto, se il nuovo provvedimento giudiziario che di fatto riduce il peso del fronte libico in UniCredit avrà riflessi sulla rappresentanza libica nel consiglio di amministrazione. Risulta, infatti, che i libici abbiano chiesto un posto nel board nell'ambito del rinnovo del consiglio in corso in queste settimane. Proprio due settimane fa, del resto Ghizzoni è volato in Libia per una visita istituzionale e per discutere con i partner di Tripoli anche della questione della governance e del rinnovo della presidenza. «Ho incontrato il governatore della banca centrale, il primo ministro e anche alcuni uomini d'affari – ha spiegato Ghizzoni. – I rapporti con i soci libici sono normali, pur in un contesto complicato e difficile e rapporti con la Banca Centrale Libica sono buoni: lavoriamo con loro, anche sull'import-export che ha riniziato a funzionare».

Con il congelamento delle quote si arriva a un nuovo capitolo della complicata vicenda della presenza di Tripoli nella banca di Piazza Cordusio. Dopo il pacchetto storico, "eredità" in UniCredit della fusione Capitalia, Tripoli aveva rafforzato nel corso del 2010, tappa dopo tappa, la propria presenza nella banca fino a diventarne il primo azionista, creando un caso che ha poi finito per coagulare malumori preesistenti nelle fondazioni azioniste, costati poi l'incarico all'amministratore delegato Alessandro Profumo. A seguito della caduta di Gheddafi, agli inizi del 2011 il pacchetto è stato congelato per poi tornare nuovamente «disponibile» alla fine dello scorso anno, poco prima della maxi ricapitalizzazione di UniCredit.

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