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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2012 alle ore 06:42.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
Dopo alcune ore di incertezza ad alta tensione al-Jazeera ha deciso: non trasmetterà il video dei folli attacchi di Mohamed Merah. La filiale francese della tv del Qatar aveva ricevuto lunedì sera una chiave Usb con le immagini dell'uccisione del militare l'11 marzo a Tolosa, dell'assassinio di due paracadutisti il 15 marzo a Montauban e della strage alla scuola ebraica di Tolosa il 19 marzo. Riprese che Merah aveva fatto con una piccola telecamera GoPro, di quelle che normalmente utilizzano i praticanti degli sport estremi, fissata sul petto. Immagini che erano state montate con musiche e canti religiosi e letture di versetti del Corano.
Fin da ieri mattina il presidente Nicolas Sarkozy, le famiglie delle vittime e l'authority delle telecomunicazioni avevano chiesto ad al-Jazeera di non diffondere il video. Mentre il candidato socialista alle presidenziali François Hollande si era spinto a dichiarare che la trasmissione avrebbe «compromesso la presenza in Francia» della rete televisiva.
Sarkozy aveva anche aggiunto che sarebbe stato disturbato o interrotto il segnale di qualunque altra televisione, eventualmente in possesso del video, che ne avesse deciso la diffusione.
Poi, nel pomeriggio, l'annuncio di al-Jazeera: «In conformità con il proprio codice etico e tenuto conto del fatto che le immagini non aggiungono nulla alle informazioni già di dominio pubblico, la rete ha deciso di non diffonderle». Mentre una copia del video è stata ovviamente trasmessa alla magistratura.
Per gli inquirenti si tratta ora di capire chi ha spedito la busta con la chiavetta. Se cioè lo stesso Merah nel tardo pomeriggio di martedì 20 marzo, prima di essere bloccato dalla polizia nel suo appartamento di Tolosa. O, più probabilmente, un suo complice mercoledì.
Sarkozy ha intanto ricevuto all'Eliseo gli inquirenti e gli uomini del Raid che hanno condotto l'operazione che si è conclusa con l'uccisione di Merah. Con loro è tornato sui temi della sicurezza, annunciando un giro di vite sul fondamentalismo islamico: «Gli estremisti approfittano delle nostre formalità amministrative. Il nostro compito è quello di essere più efficaci. Faremo quindi in modo di accelerare le procedure di espulsione per motivi di ordine pubblico. Per la stessa ragione sono intervenuto direttamente affinché predicatori che hanno come bersaglio costante il nostro sistema di valori restino a casa loro. Sul territorio francese non li vogliamo». Il riferimento è al visto negato a Youssef al-Qaradaoui, il predicatore del Qatar che il prossimo 6 aprile avrebbe dovuto partecipare a un incontro nei pressi di Parigi organizzato da alcune associazioni islamiche.
Secondo una rilevazione condotta da Bva, anche dopo i fatti di Tolosa quello della sicurezza non sarebbe uno dei temi che stanno più a cuore ai francesi (interesserebbe all'8% dei cittadini), preceduto di molte lunghezze dagli argomenti economici: dal potere d'acquisto alla disoccupazione (ancora salita in febbraio).
Ma tutti i sondaggi effettuati dopo la vicenda di Tolosa registrano una progressione di Sarkozy, ormai in testa per quasi tutti gli istituti. Il presidente continua a essere dato per sconfitto al secondo turno, ma il distacco (54 a 46) si riduce, grazie soprattutto a un maggior trasferimento di voti da parte degli elettori centristi e di estrema destra.
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LA VICENDA
Il triplice attacco
L'11 marzo, poi il 15 e il 19 un uomo a bordo di una moto stermina 7 persone e Tolosa. In particolare l'ultimo episodio suscita l'orrore della Francia e del mondo: il killer alle 8 del mattino arriva nei pressi di una scuola ebraica e apre il fuoco, uccidendo tre bambini e un insegnante. Una telecamera fissata sul petto riprende la strage
Caccia all'uomo
Le autorità francesi organizzano una gigantesca e capillare ricerca dell'assassino. Nel frattempo, infatti, ne è stato individuato il nome: si tratta di Mohamed Merah (nella foto), ha 23 anni, è un francese di origine algerina e ha trascorso dei periodi in Afghanistan e Pakistan addestrandosi con i talebani. Più tardi emergerà che i servizi francesi lo avevano schedato da anni e che era nella lista nera dei sospetti terroristi stilata dal Governo americano
Epilogo drammatico
La notte del 21 marzo gli agenti fanno irruzione nella casa di Merah, che riesce a respingere le teste di cuoio e a barricarsi. I tentativi di mediazione falliscono. L'uomo sostiene di essere di al-Qaida, di voler vendicare la morte dei bambini palestinesi e protestare per la presenza delle truppe francesi in Afghanistan. L'Eliseo ordina di prenderlo vivo, ma dopo 32 ore assedio gli agenti entrano nell'appartamento e reagiscono ai colpi sparati da Merah: l'assassino si butta dal balcone mentre viene colpito da 22 proiettili. Solo due sono mortali per via del giubbotto antiproiettile

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