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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2012 alle ore 18:39.

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Benzina sempre più cara nelle regioni colpite da calamità naturali. È di ieri, infatti, la decisione della commissione Affari costituzionali del Senato, che ha ripristinato l'automatismo per l'accesso al fondo nazionale della Protezione civile, attraverso la possibilità, per le Regioni colpite da disastri ambientali, di aumentare le accise sui carburanti.

In pratica, per poter attingere ai fondi nazionali della protezione civile, le Regioni colpite dovranno "compartecipare" al finanziamento statale. E l'aumento delle tasse sulla benzina si conferma in molti casi come l'unica strada per l'accesso ai fondi.

Vediamo dunque nel dettaglio alcuni casi.

In Liguria gettito a quota 8 milioni
Cominciamo dalla Liguria, dove le alluvioni che sono verificate il 25 ottobre in Val di Vara e nelle Cinque Terre, seguite dalle esondazioni del 4 novembre scorso a Genova e nell'intera provincia, hanno causato danni ingenti. Solo per il territorio dello Spezzino si parla di circa un miliardo di euro di danni. Per poter attingere ai fondi della Protezione civile, la Regione ha deciso di aumentare le accise dal 1° gennaio 2012 fino al 31 dicembre di quest'anno: si tratta di 0,025 euro in più per ogni litro di benzina. L'incremento dovrebbe produrre un gettito di circa 8 milioni di euro.

Una goccia nel mare, è il caso di dirlo, rispetto a quanto sarebbe necessario. Ma la misura è la condizione per poter ottenere altri 40 milioni dallo Stato. A questa cifra, tra l'altro, si aggiungono altri 5 milioni stanziati dal Cipe, per La Spezia, e inoltre 18 euro della comunità europea da condividere con la vicina Toscana.

Va anche detto che la Liguria, come le altre Regioni interessate, non ha introdotto «serenamente» questa misura. «Alla fine dell'anno scorso - spiega Renata Briano, assessore alla protezione civile e ambiente della Liguria - abbiamo fatto ricorso contro la norma del decreto Milleproroghe che, in caso di calamità naturali, imponeva alle Regioni di aumentare le tasse per potere accedere ai fondi nazionali».

Illegittima la «tassa sulla disgrazia»
A ricorrere alla Corte Costituzionale sono state, oltre alla Liguria, anche Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia e Basilicata.

Risultato, a febbraio 2012 la Consulta ha accolto il ricorso delle Regioni, bocciando una parte delle norme introdotte con la legge 10 del febbraio 2011, il decreto Milleproroghe. Tra le motivazioni della sentenza, il fatto che le popolazioni già penalizzate da disastri ambientali debbano subire anche un aumento delle tasse.

La Corte costituzionale, dunque, ha dichiarato illegittima la cosiddetta «tassa sulla disgrazia», introdotta l'anno scorso dal governo Berlusconi all'interno del Milleproroghe. La norma prevedeva che per accedere ad eventuali aiuti da parte dello Stato le Regioni avrebbero dovuto elevare al massimo le proprie addizionali fiscali per reperire fondi per l'emergenza.

Le accise in Toscana
Anche nel caso della Toscana, colpita dalle alluvioni in Lunigiana, l'aumento della benzina è ritenuta come «una strada obbligata». Queste, almeno, sono le parole usate dal presidente Enrico Rossi, quando ha annunciato che la Regione per tutto il 2012 ha introdotto una accisa di 5 centesimi al litro sulle benzine.

La tassa è scattata dal primo gennaio 2012. «Abbiamo applicato una norma nazionale, quella del decreto Milleproroghe - ha precisato Rossi - che impone alle Regioni di stanziare risorse facendo ricorso alla leva fiscale per poter accedere al fondi della Protezione civile (e quindi ai 25 milioni stanziati dal governo). Praticamente una scelta obbligata».

Con i 5 centesimi (+Iva) la Toscana aveva allora stimato di incassare 55 milioni: da utilizzare appunto per l'emergenza in Lunigiana, in aggiunta alle risorse nazionali. Con la benzina alle stelle, spiegano dalla Regione, i consumi si sono ridotti e le nuove stime, di questi giorni, hanno ridimensionato il gettito atteso a 40-42 milioni.
L'accisa, inoltre, riguarda solo la benzina. Sul gasolio le Regioni non hanno infatti potestà per intervenire sulle accise.

Il caso del Piemonte
Risale al marzo dell'anno scorso l'intensa ondata di maltempo che ha colpito l'intero territorio del Piemonte. Allagamenti, frane e smottamenti si sono verificati in diverse zone, tanto che a fine marzo è stata decretato lo stato di calamità naturale.

A gennaio 2012, però, nella regione del Nord Italia non è stato deciso nessun aumento. Il motivo è che una misura in questa direzione era già stata presa in passato. «Non abbiamo rincarato le accise perché avevamo ancora una parte di aliquota prevista dalle leggi regionali, che potevano ricuotere per le benzine - dichiara Giovanna Quaglia, assessore al Bilancio della Regione Piemonte - . Qualora non ci fossero state altre strade, avremmo dovuto rincarare le accise».

«Per il Piemonte - precisa l'assessore - questa compartecipazione vale dunque 2,58 centesimi al litro. Abbiamo attivato questa legge regionale del 1993 dopo gli eventi calamitosi che hanno interessato il territorio della Regione Piemonte nel marzo 2011, al fine di finanziare interventi mirati alla ricostruzione delle infrastrutture distrutte e a sostegno del rilancio economico delle zone interessate dagli eventi».

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