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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2012 alle ore 14:12.

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Dal Titanic alla Costa Concordia, più sicurezza ma nuovi rischiDal Titanic alla Costa Concordia, più sicurezza ma nuovi rischi

Dal Titanic alla Costa Concordia, ogni naufragio ha spinto a migliorare la sicurezza marittima. Nei cento anni dal 1912 al 2012, gli incidenti sono diminuiti e oggi i mari "sono più sicuri che mai". È quanto emerge da un rapporto di Allianz – segnalato da La Tribune – che però punta il dito su una serie di sfide da affrontare: la dimensione delle navi, le pressioni sui costi e il rischio di errori umani.

Cento anni dopo il naufragio del Titanic, "il clima è cambiato", secondo il rapporto di Allianz Global Corporate & Specialty (Agcs) intitolato "Sicurezza e trasporto marittimo 1912-2012", basato sulle ricerche di Seafarers International Research (Sirc) dell''Università di Cardiff.

Nonostante "catastrofi occasionali" come il naufragio della Costa Concordia e del Rabaul Queen – si legge su La Tribune – il trasporto marittimo "non è mai stato così sicuro". Nonostante la flotta mondiale sia triplicata, le perdite totali sono diminuite dai tempi del Titanic. Nel 1912 il tasso di incidenti era di una nave su 100, mentre ora è di una nave ogni 670.

«Le catastrofi passate hanno provocato miglioramenti in materia di sicurezza come il radar o i sistemi di Gps», spiega il rapporto. Dopo il Titanic, la Convenzione Solas del 1914 introdusse disposizioni sulla navigazione in acque ghiacciate e sugli equipaggiamenti di sicurezza. La catastrofe dell'Herald of Free Enterprise del 1987 portò all'adozione del Codice internazionale di gestione della sicurezza (codice Ism), adottato dall'Organizzazione marittima internazionale (Imo) nel 1993 e che, secondo Allianz, «ha contribuito molto al miglioramento delle consegne di sicurezza». Anche il naufragio della Costa Concordia, secondo il rapporto, dovrebbe dare il suo contributo al miglioramento della sicurezza marittima, «quale che sia il risultato dell'inchiesta ufficiale per determinare le cause del naufragio».

Ma la dimensione delle navi rappresenta una sfida considerevole. I più grandi porta-container del mondo, come quelli della categoria Tripla-E di Maersk, rappresentano una sfida per gli assicuratori, per la loro dimensione e il loro valore.

La moderna tendenza a costruire supernavi da crociera in grado di trasportare oltre 6000 passeggeri comporta nuove sfide, specie per l'evacuazione e il salvataggio in zone remote.

Allianz sottolinea anche i rischi relativi alla formazione degli equipaggi. Di fronte alla pressione crescente sui costi, molti armatori reclutano equipaggi nei paesi emergenti, che hanno minori pretese salariali ma "non sono necessariamente ben formati". "Nonostante l'attenzione data dall'Imo attraverso norme internazionali, non esiste corrispondenza tra i livelli di formazione e le valutazioni, cosa che potrebbe comportare differenze nella competenza degli equipaggi e degli ufficiali".

Resta cruciale, infine il fattore umano. Quasi il 75% delle perdite marittime possono essere attribuite a fattori umani, come la stanchezza, le politiche inadatte di gestione dei rischi, le eventuali deficienze nei livelli di formazione e di personale.

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