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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2012 alle ore 08:09.

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COPENHAGEN - Dopo settimane di lunghi negoziati i Governi della zona euro dovrebbero annunciare oggi il rafforzamento del firewall finanziario con il quale evitare il contagio della crisi debitoria ai Paesi più fragili. Il potenziamento rischia di essere deludente rispetto anche alle richieste della Commissione, che in un documento preparato in vista delle riunioni di questo fine settimana ha affermato con preoccupazione: «La crisi non è ancora finita».
Secondo una bozza del comunicato, circolata ieri in vista di una riunione dell'Eurogruppo-Ecofin oggi e domani a Copenhagen, i ministri delle Finanze della zona euro avrebbero trovato un accordo che permetterà ai due fondi di stabilità (l'Efsf temporaneo da 440 miliardi e l'Esm permanente da 500 miliardi) di convivere per un periodo di tempo. Insieme avranno una capacità effettiva di prestito di 740 miliardi di euro, almeno fino alla metà del 2013.
«L'Esm - si legge nel comunicato - sarà il principale erogatore di nuovi programmi finanziari dal luglio 2012», quando vedrà ufficialmente la luce. Nel frattempo, l'Efsf rimarrà attivo solo per gestire gli auti finanziari già decisi. Fino al 2013, quando dovrà chiudere, l'Efsf «potrà essere utilizzato per nuovi programmi in circostanze eccezionali sulla scia di una decisione unanime dei capi di Stato e di Governo della zona euro, sopratutto nel caso la capacità di fuoco dell'Esm si rivelasse insufficiente».

Tenuto conto del fatto che l'Efsf ha già impegnato o promesso 200 miliardi di euro, l'accordo tra i ministri - sempre secondo la bozza di comunicato - stabilisce che il nuovo firewall europeo avrà una capacità effettiva di prestiti di 740 miliardi da qui a metà del 2013, che scenderà a 500 miliardi dopo la fine dell'attività dell'Efsf. Da un punto di vista invece meramente contabile, il pacchetto ha un valore di 940 miliardi che scenderà a 700 miliardi a metà del 2013 con la chiusura dell'Efsf.
Ancora ieri i Governi europei si sono affrontati sulla questione. In campagna per un potenziamento del fondo fino a 1.000 miliardi di euro, il ministro delle Finanze francese François Baroin ha affermato alla televisione Bfm: «Il fondo è un po' come il nucleare sul piano militare; è fatto per non essere utilizzato. È dissuasivo». Il suo omologo tedesco Wolfgang Schäuble ha affermato che un parafiamme da 800 miliardi sarebbe «convincente e sufficiente». Il pacchetto che si delineava ieri sera è leggermente migliore di quello ventilato lunedì dal cancelliere Angela Merkel, ma solo perché l'Efsf potrà essere usato insieme all'Esm fino a metò 2013. Non si può escludere che i tedeschi tentino di modificare l'intesa, inserendo nuovi paletti all'utilizzo dei 240 miliardi restanti nell'Efsf. «Eppure - notava ieri un diplomatico europeo - per come è stata costruita l'operazione la Germania non è chiamata a offrire alcun denaro nuovo».

In un documento in vista delle discussioni di oggi, l'esecutivo comunitario ha sottolineato la necessità di lavorare su cinque fronti: il programma greco; il potenziamento del firewall; la ricapitalizzazione delle banche, la riforma della governance europea; e il rilancio dell'economia. «È stato compiuto progresso sui cinque fronti, anche se il ritmo di adozione delle diverse misure non è uniforme» avverte la Commissione con preoccupazione.
Anche sulla base di queste considerazioni, la questione ora è capire se la scelta europea convincerà i soci dell'Fmi a rafforzare la dotazione per aiutare nel caso l'Unione.
Sul fronte delle riforme, qualche novità potrebbe esserci anche per la tassazione delle transazioni finanziarie su cui non si riesce a trovare un accordo né a 27 né a 17. La Germania proporrà una soluzione intermedia cioè una tassa su tutte le transazioni che riguardano azioni di società quotate in borsa, prelevate dove l'impresa ha sede legale.
B. R.

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