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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2012 alle ore 06:37.
L e liberalizzazioni implicano libertà e sono uno dei fondamenti dell'economia di mercato, su cui si fonda la nostra Repubblica. Negli ultimi mesi sono diventate il simbolo del tentativo di modernizzare il paese e uno dei settori interessati è quello dei carburanti.
Il prezzo della benzina, in realtà, è stato liberalizzato da molto tempo, di fatto dal 16 settembre 1991, quando fu abbandonato il regime di prezzi amministrati, con variazioni allora settimanali in base alle medie europee. In oltre vent'anni sono state numerose le indagini Antitrust, gli interventi governativi, le iniziative delle associazioni dei consumatori, nel frattempo moltiplicatesi. Sempre a discutere e analizzare gli stessi argomenti, cosa che, se non altro, rispecchia quanto accade negli altri paesi. In tutto il mondo i consumatori vogliono essere tutelati quando comprano la benzina, necessaria per soddisfare uno dei loro bisogni fondamentali, quello di mobilità: come dargli torto, in particolare quando i prezzi salgono, come sta accadendo negli ultimi due mesi? La benzina è il prodotto più pervasivo della nostra società, con milioni di automobilisti che quotidianamente devono affrontare costanti oscillazioni, ultimamente purtroppo solo al rialzo. Il parco auto in Italia è di circa 35 milioni di veicoli, più di uno ogni due abitanti, livello secondo solo agli Stati Uniti. Ma se aggiungiamo i 10 milioni di motorini e altri veicoli, arriviamo a 45 milioni di macchine, valore che ci porta a essere il paese più motorizzato del mondo.
L'altro record che abbiamo è quello dell'alta numerosità di distributori, circa 24 mila, valore che peraltro sta crescendo, un po' paradossalmente, per l'entrata di nuovi operatori, ma prova inconfutabile che il settore è libero, proprio per la libertà di entrata.Abbiamo un 10% di tutti i punti vendita europei, quando consumiamo circa il 5% della benzina totale. Il fatto che stiano entrando nuovi operatori indica un fermento con forte competizione e ampia differenziazione dei prezzi, già questa molto pronunciata in condizioni normali.
Spicca sotto questo aspetto il caso della Sicilia dove, nonostante l'abbondanza di raffinerie, vengono praticati prezzi più alti del Nord. Dove esiste maggiore competizione grazie alla condizione essenziale per crearla: abbondanza di capacità di trasporto per importare la benzina, o il gasolio, dall'estero. Poi tantissimi punti vendita sono in aree a bassa urbanizzazione, sulle colline o in montagna, dove vive, spesso dispersa, ancora molta popolazione e dove le regioni, vere artefici (spesso dimenticate) della regolazione del settore, non fanno mistero di essere contro le liberalizzazioni selvagge perché vogliono garantire un servizio essenziale, quello del distributore.
Per tutte queste ragioni individuare i prezzi della benzina in Italia è diventato difficilissimo. L'iniziativa di NE Nomisma Energia con il Sole 24 ore, vuole dare un contributo, senza pretendere di risolvere il problema.
Abbiamo un sistema di raccolta dati molto diffuso che ci consente di avere, per le principali regioni i prezzi praticati dalle grandi compagnie, quelle che contano ancora per il 90% dei volumi, e di stabilire sia un prezzo medio nazionale, che un prezzo regionale. Serve a far capire se il prezzo che uno paga è conveniente, o no. Può aiutare i consumatori in occasioni, ultimamente molto frequenti, di grande confusione che i mercati liberalizzati spesso incontrano. di Davide Tabarelli