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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2012 alle ore 06:37.
ROMA
La diffusione dell'auto elettrica in Italia compie un piccolo ma decisivo passo avanti. Ieri l'aula del Senato ha approvato in terza lettura con modifiche il Ddl per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, che torna ora all'esame della Camera. E che contiene, all'articolo 6, un impulso importante nella direzione di rafforzare la presenza di auto elettriche sul territorio.
La norma stabilisce infatti che le società di distribuzione realizzino e installino su suolo pubblico le colonnine di ricarica delle vetture elettriche, in base alle funzionalità stabilite dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Che le remunererà seguendo un sistema tariffario analogo a quello stabilito per le estensioni della rete. Spetterà poi a Comuni, Province e Regioni, dare seguito al provvedimento favorendo il risparmio e l'efficienza energetica. Saranno infatti gli enti locali a prevedere, nei piani urbani del traffico, nei piani del traffico per la viabilità extraurbana e nei piani urbani di mobilità, sulla base di una proposta tecnica delle società di distribuzione, «disposizioni relative alla pianificazione e realizzazione di una rete pubblica di ricarica per veicoli elettrici con l'indicazione specifica delle possibili localizzazioni e del numero dei punti di ricarica». La norma disciplina poi anche la possibilità per i proprietari di aree di parcheggio all'interno di edifici privati di installare infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici attribuendo loro il diritto «di svolgere tutti i lavori necessari all'installazione stessa anche nelle parti comuni senza necessità di apposita decisione dell'assemblea dei condomini».
A oggi tra Enel e i principali distributori (Acea, A2A, Hera, Iren) sono circa 500 le stazioni di ricarica installate in luogo pubblico nel nostro Paese e circa 300 i mezzi elettrici di nuova generazione immatricolati a fine 2011. Il numero di vetture è però destinato ad aumentare. Secondo le valutazioni degli esperti del settore, infatti, le auto elettriche dovrebbero passare dal centinaio del 2011 a circa 50mila nel 2013, per arrivare poi a oltre 2 milioni nel 2020. A cui corrisponderà, a regime, una infrastruttura di ricarica pubblica articolata in circa 300mila punti distribuiti sul territorio.
Per far fronte alla sfida, i maggiori distributori si stanno già muovendo e hanno messo a punto un sistema condiviso che garantisce la possibilità di fare il pieno di elettroni in tutta Italia con la stessa tessera di riconoscimento. La nuova rete consentirà così all'automobilista di non rimanere "a secco" e dovrebbe comportare, a regime, nel 2020, un costo in bolletta al massimo di 4 euro annui. Un esborso che non tiene conto del costo del dispositivo di ricarica privata che, con molta probabilità, ogni possessore di auto elettrica realizzerà presso la propria abitazione (spazi condominiali, box privati, etc.).
«È sicuramente un momento importante per la diffusione delle auto elettriche - spiega il relatore del Ddl, il senatore del Pdl Antonio D'Alì - e il provvedimento metterà gli utenti nelle condizioni di usare il più possibile questo tipo di vetture con conseguenze estremamente importanti dal punto di vista ambientale e del risparmio energetico».
Quanto ai tempi del via libera definitivo al disegno di legge, il relatore si lascia andare alla seguente previsione. «Tenendo conto dell'intervallo elettorale e delle altre scadenze parlamentari, il disco verde di Montecitorio dovrebbe arrivare entro la fine di maggio. E non dovrebbero esserci modifiche sostanziali alla Camera visto che abbiamo fatto un esame ragionato del disegno di legge lavorando in stretto raccordo con la commissione Bilancio».
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