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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2012 alle ore 17:09.

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Addio ad Omar Calabrese, studioso di grande erudizione nel campo della semiotica, o semiologia, lo studio della natura dei segni e della produzione, della trasmissione e dell'interpretazione. Calabrese è stato il maggior divulgatore della disciplina da lui insegnata prima all'Universitá di Bologna, dove fu assistente di Umberto Eco al Dams, e poi all'Universitá di Siena, dove, come semiologo delle arti, aveva creato una sua scuola di studi.

Calabrese, che era anche un massmediologo e si era occupato del linguaggio della comunicazione televisiva, specie quella dei tg degli anni Settanta e Ottanta, su cui aveva scritto libri di successo, è morto la notte scorsa, all'improvviso, per un infarto, all'etá di 63 anni, nella sua casa di Monteriggioni, nella campagna senese, mentre con la moglie stava guardando un programma sul piccolo schermo.

Il professore Calabrese è stato un intellettuale militante, un protagonista di molte battaglie della cultura progressista, iniziate al tempo della sua direzione della rivista «Alfabeta» (1980-1990), il mensile che raccoglieva le firme, tra gli altri, di Nanni Balestrini, Maria Corti, il Antonio Porta, Umberto Eco, Pier Aldo Rovatti e Paolo Volponi. Calabrese ha diretto «Rivista illustrata della comunicazione» e «Metafore» e ha fondato «Carte semiotiche», collaborando ad altri periodici come «Casabella», «Viceversa» . Come giornalista ha collaborato con «Il Corriere della sera», «Panorama», «El Pais», «La Repubblica», «L'Unitá». Ha esercitato critica televisiva e curato programmi televisivi per Rai, Mediaset e la spagnola Tve.

Come professore di semiologia delle arti, Calabrese ha compiuto numerose ricerche sia nell'ambito della comunicazione visiva sia in campo strettamento artistico sia nell'area dei mass media. Ha al suo attivo molte pubblicazioni, tradotte in dieci lingue, tra le quali figurano «Semiotica della pittura» (Il Saggiatore, 1980), «Come si vede il telegiornale» (Laterza, 1980, in collaborazione con Ugo Volli), «Il linguaggio dell'arte» (Bompiani, 1984), «L'etá neobarocca» (Laterza, 1987), un'originale analisi e proposta di interpretazione in chiave barocca dell'attuale condizione umana, «Caos e bellezza» (Domus Academy, 1991). Tra i libri successivi, «Il telegiornale: istruzioni per l'uso» (1996), «Come nella boxe. Lo spettacolo della politica in tv» (Laterza, 1998), «Breve storia della semiotica» (Feltrinelli, 2001), «Bizzarra mente» (Feltrinelli, 2002), «Come si legge un'opera d'arte» (Mondadori Universitá, 2007) e «L'autoritratto» (La Casa Usher, 2010).

Calabrese ha affiancato il suo impegno accademico a quello politico. È stato consigliere comunale a Bologna e assessore alla Cultura del Comune di Siena. Nel 1995 fu tra i promotori dell'incontro alla Certosa di Pontignano (Siena), una riunione a porte chiusa degli esponenti del centrosinistra dove furono poste le basi per la nascita dell'Ulivo, del quale era considerato uno dei 'padri fondatorì. Nel 1997 fu l'animatore dell'incontro al Castello di Gargonza con Romano Prodi.

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