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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2012 alle ore 14:33.

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Non c'è dubbio che per lui i cancelli del Paradiso si sono, automaticamente, spalancati: Michelangelo Manini, proprietario della Faac di Zola Predosa, azienda specializzata appunto nell'automazione di porte, sbarre e cancelli, è morto lasciando tutti i suoi averi (azienda da 1000 dipendenti e fatturato da sogno compresi) alla Curia di Bologna. E non era nemmeno uno che, dai registri di via Altabella – sede della Curia del capoluogo emiliano –, risultasse come benefattore, più o meno assiduo. E non era nemmeno uno di quegli anziani soli che, spesso capita, abbandonando questo mondo lasciano tutto al parroco.

Michelangelo Manini aveva appena 50 anni ed è morto dopo una lunga malattia. Ancora: non è stato nemmeno, il suo, un gesto dettato dalla paura della morte e di quello che potrebbe esserci nell'Aldilà, pentimento generoso e un po' codardo di qualche terreno peccatore. No, no Manini aveva fatto testamento nel 1992, 20 anni fa, e mai da allora aveva rimesso mano alle sue ultime volontà.
Semplicemente aveva deciso che, passato lui, le cose sue passavano alla Chiesa. E così è stato.

Ora, fatti i conti in tasca all'imprenditore, salta fuori che la Curia di Bologna, si mette in canonica un'azienda che ha chiuso il 2011 con un bilancio da 214milioni di euro, mille dipendenti e 12 stabilimenti spalmati su questa Terra. Che non sarà il Paradiso, e siamo tutti d'accordo, ma in casi come questo ci si avvicina abbastanza. Morale: quando giovedì il notaio ha aperto il testamento in via Altabella devono avere avuto un mezzo coccolone, che proprio questo signor Manini, loro non lo conoscevano. Si sono ripresi in fretta, comunque.

Nel CdA della Faac hanno infatti subito fatto accomodare Andrea Moschetti, avvocato, nonché fidato collaboratore dell'economo dell'Arcidiocesi. Il secondo passo arriva con un comunicato ufficiale in cui la Curia manifesta la propria gratitudine: "Nel rigoroso rispetto delle leggi dello Stato – si legge – la Chiesa di Bologna utilizzerà quei beni, così provvidenzialmente pervenutile, conformemente alle indicazioni della dottrina Sociale della Chiesa, alle norme del Diritto canonico, alla prassi plurisecolare della sollecitudine verso le necessità della comunità umana, secondo il comandamento evangelico della carità". E così sia.

La Faac, fondata da Giuseppe Manini nel 1965, poggia il suo inegauagliato successo sull'intuizione del suo creatore di applicare i principi dell'oleodinamica ai cancelli che progressivamente da allora hanno iniziato ad aprirsi spingendo un pulsante. Il passo successivo, e altrettanto rivoluzionario, avvenne nel '93 con l'accordo che portò l'automazione ai caselli autostradali: il Telepass. Le sbarre che si alzano e si abbassano al passaggio delle auto, sono brevetto dell'azienda di Zola.

Un passo via l'altro Faac in meno di 50 anni è diventata un colosso. Un colosso ora in mano alla Curia che dovrà gestire una società guidata da un management che fino ad oggi ha fatto un ottimo lavoro. "Ora et labora": da questo momento in avanti alle orazioni quotidiane per la salvezza dell'anima dei fedeli, la Curia di Bologna dovrà aggiungere quelle per la salvezza del bilancio aziendale. E qualcuna anche per l'anima generosa dell'uomo che le ha dischiuso i cancelli del business.

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