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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2012 alle ore 21:37.

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Juventus in allenamento (LaPresse)Juventus in allenamento (LaPresse)

La Juventus corre e corre davvero. Dal primo minuto al novantesimo. Sempre, senza tregua. E non da oggi, dall'inizio del campionato. La squadra di Conte aggredisce gli avversari nella loro metà campo con un pressing asfissiante e un gioco che si sviluppa sulle fasce con una continuità e una costanza davvero impressionanti. Sì, perché Conte non si accontenta di segnare e di difendere il risultato. Lui chiede abnegazione totale e massima concentrazione fino al fischio di fine gara. Non si può stare tranquilli, con l'ex centrocampista della Juve e della Nazionale. Con lui, ogni partita, anche quella apparentemente più facile e già decisa da reti che darebbero serenità a chiunque, va giocata allo sfinimento. Perché altro non si può, meglio, non si deve fare.

Il segreto della grande stagione dei bianconeri sta anche e soprattutto qui, nella loro capacità di giocare da provinciale. La Juve non può contare su individualità da mille e una notte. Per carità, il talento c'è e e si vede, basta ricordare la qualità che possono fornire Pirlo, Vucinic, Marchisio, Del Piero e Vidal, tanto per fare alcuni nomi. Ma sulla carta non potrebbe competere con i rivali del Milan, che di qualità ne hanno così tanta che sono riusciti ad arrivare in fondo al campionato e alla Champions League con una rosa falcidiata dagli infortuni. Per questo, l'approccio di Conte è stato chiaro da subito. Per avere la meglio su avversari più quotati, bisogna correre più di loro, con e senza palla. E fortuna che quest'anno non ci sono le coppe europee ad interrompere il lavoro durante la settimana. Altrimenti, sarebbe evidentemente più difficile concretizzare il progetto.

«Certo, il fatto di non dover giocare in Champions è sicuramente un vantaggio», spiega a IlSole24Ore.com Giorgio Rondelli, uno dei più grandi preparatori atletici di casa nostra, l'uomo che con il suo lavoro ha contribuito in modo determinante ai successi di Alberto Cova e Francesco Panetta nell'atletica leggera. «È un vantaggio sia sotto il profilo del dispendio fisico e psico-fisico, sia per quanto riguarda gli infortuni. Giocare meno significa avere più energie da spendere al momento opportuno, questo è evidente. Nel calcio di oggi, molto duro e faticoso, se vuoi fare bene devi avere dei giorni di pausa per smaltire le tossine e recuperare le forze».

Dunque, tutto qui? Si corre di più e si vincono le partite? Certo che no. Per Rondelli, il segreto del successo della squadra di Conte va ricercato nello staff di preparatori atletici che da quest'anno affiancano il mister. «Sì, sono convinto sia uno staff di prim'ordine. Il responsabile della struttura è Paolo Bertelli, che ha avuto in precedenza esperienze importanti con Fiorentina, Udinese e Roma. Sotto la gestione Spalletti, nel 2008, vinse il premio come miglior preparatore della serie A. Con lui lavorano altri due personaggi di spessore, il 39enne spagnolo Julio Tous, che segue lo sviluppo con la forza e che ha lavorato, tra gli altri, con il tennista Carlos Moya, e Roberto Sassi, già al seguito di Ranieri al Valencia e Chelsea, il responsabile del controllo di tutti i dati. Un trio certamente ben assortito e di grande profilo. Ma c'è di più».

Vale a dire? «Credo che Conte abbia il merito di aver dato le motivazioni necessarie per cambiare l'inerzia di una squadra che aveva smarrito la strada per fare bene ad alti livelli. Spesso la grinta e la determinazione possono cambiare e non di poco gli equilibri in campo. La cattiveria agonistica e sportiva, quella voglia di andare lontano, può fare miracoli se girata ai giocatori nelle giuste dosi. E il Milan deve fare attenzione. Perché dopo la batosta contro il Barcellona corre il rischio di vedersi raggiunto da una Juventus che a mio parere continuerà a girare a questi ritmi fino a giugno». Allegri è avvisato.

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