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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2012 alle ore 08:06.

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Agire subito, questo il motto che circolava ieri in via Bellerio durante la riunione tra alcuni dei leader del Carroccio. Una fretta più che giustificata che poi è sfociata nella convocazione per oggi di un consiglio federale d'emergenza.
All'ordine del giorno c'è la nomina del nuovo tesoriere, ma sullo sfondo anche altre due questioni: la possibile costituzione di parte civile nell'eventuale processo contro Francesco Belsito, accusato di frode dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria; il rinnovo dello statuto, con l'introduzione di regole più trasparenti per la stesura del bilancio.

Per il dopo-Belsito ieri circolavano vari nomi, ma il favorito sarebbe Bruno Caparini, uno dei padri storici della Lega, consigliere del senatur Umberto Bossi ma stimato per il suo percorso storico dentro il Carroccio anche dai maroniani. Caparini, classe 1939, imprenditore impegnato nella costruzione di sistemi di sicurezza nucleare, sostenitore (e finanziatore) della Lega già dalla prima ora, è uno di quegli uomini che nessuno dentro il partito osa mettere in discussione. Ed è per questo che in una fase in cui due fazioni si contendono il potere (con la netta preponderanza, ormai, dei maroniani rispetto ai bossiani), Caparini rappresenterebbe l'uomo giusto al posto giusto. Sullo sfondo, altre possibilità: Roberto Castelli, che però sarebbe penalizzato dalla sintonia profonda con Bossi, e Massimo Garavaglia, un senatore maroniano esperto di economia in questa fase assorbito dalla sua attività a Palazzo Madama.

Poi c'è l'elaborazione di una linea difensiva che contrasti l'onda lunga delle accuse pesantissime messe in fila dai magistrati delle tre Procure. La Lega, dicono in via Bellerio, è parte lesa. Il che, tradotto, significa: nessuna corruzione sistematica, nessuno schema truffaldino preconfezionato, ma solo schegge fuori controllo - Belsito e i suoi sodali - che dovranno rispondere ai giudici di tutte le accuse. Coerentemente con questo assunto non si esclude la costituzione di parte civile nel processo ai danni dell'ex tesoriere.
Proprio per dimostrare quanto sia radicale la svolta leghista, si sta valutando l'ipotesi di istituire un comitato di saggi esterni, personalità autorevoli nel mondo dell'economia e non solo cui spetterebbe il compito di controllare i bilanci. Idee che fanno storcere il naso a non pochi militanti. «Troppo tardi», ripetono.

Agire subito potrebbe significare anche la convocazione di un congresso federale, l'ultimo si tenne a Milano una decina di anni fa. Scontata per il senatùr l'elezione a presidente federale, una poltrona ora occupata dal segretario nazionale dell'Emilia, Angelo Alessandri. Senza una decisione definitiva sul nuovo organigramma la macchina organizzativa del partito, già sfibrata dal duello tra Bossi e Maroni, rischia di implodere. Significativa la dichiarazione di ieri del fedelissmo di Bossi e cofondatore della Lega Giuseppe Leoni: «Maroni dice di voler fare pulizia? Lo dico anche io, iniziamo dai traditori, ai ladri ci pensano i carabinieri».

Parole pesanti, che replicavano le affermazioni postate su Facebook dall'ex ministro degli Interni: «Dobbiamo fare subito pulizia: chi ha tradito deve essere cacciato senza guardare in faccia nessuno». E se quel nessuno facesse di cognome Bossi, Renzo o Umberto?
Una domanda insidiosa che potrebbe essere fugata non solo mettendo le mani sul fuoco dell'innocenza di Bossi, come ieri si affannavano a ripetere decine di leghisti, ma stabilendo data e luogo di un congresso federale, l'unico consesso politico cui spetta sancire un auspicabile, e a questo punto improrogabile, passaggio del testimone.

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