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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2012 alle ore 13:27.

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Dopo un attento esame, sia pure formale come è per questi casi, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha autorizzato la presentazione in Parlamento della riforma del lavoro, cioè il disegno di legge «Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita», che ieri il premier Mario Monti e il ministro del Lavoro Elsa Fornero avevano sottoposto alla sua attenzione.

Il premier Mario Monti, a Napoli per presentare il progetto di riqualificazione di Pompei, ha affermato che le riforme attuate dal Governo «con l'appoggio responsabile delle forze politiche che lo sostengono», tra cui quella del mercato del lavoro, sono certamente «controverse e difficili da spiegare», ma sono «passi necessari per un'Italia più moderna». E ha aggiunto che nello sforzo di «modificare le condizioni strutturali del produrre e del vivere in Italia come con la riforma presentata ieri», il governo «ha in mente soprattutto gli esclusi e i meno privilegiati, che significa in geografia il Mezzogiorno e in carne ed ossa i giovani».

Sull'ipotesi di reintegro contemplata nel Ddl lavoro Il premier ha detto che è «una fattispecie estrema e improbabile», rispondendo così all'insoddisfazione delle imprese per la mancata scomparsa del termine reintegro in caso di licenziamento per motivi oggettivi.

«Non sorprendetevi - ha sottolineato Monti - se oggi vedete considerazioni opposte dalle diverse parti. È naturale. Le imprese sono insoddisfatte perché avrebbero voluto la sparizione complessiva della parola reintegro dal panorama: credo che col tempo e a un giudizio più meditato constateranno che la permanenza di questa parola é riferita a fattispecie molto estreme e improbabili. I sindacati e i partiti a loro più vicini si sentono colpiti dal fatto che il licenziamento economico ora é più aperto: col tempo valuteranno, io ne sono sicuro, che la tutela attraverso ammortizzatori a tendenza universalistica é un passo avanti e comunque col pieno rispetto delle parti sociali pensiamo che il Governo abbia il dovere di guardare al'interesse della collettività».

Per quanto riguarda la copertura economica gli oneri derivanti dalla riforma del lavoro sono valutati complessivamente in 1,7 miliardi di euro per il 2013. Lo si legge nel ddl pubblicato sul sito del ministero del lavoro. Poi 2,9 il 2014, ai quali si aggiungono 2,5 miliardi per il 2015, e ancora 2,4 per il 2016. Per il 2017: 2 miliardi, e ancora 2,1per il 2018, e poi 2,1 per il 2019. Per il 2020 sono previsti 2,1 miliardi e 2,2 dal 2021.

Una parte delle risorse per finanziare il disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro arriverà dal taglio delle deduzioni per l'uso delle auto aziendali. È quanto emerge dal testo del provvedimento. È previsto un taglio delle deduzioni dal 40% al 27,5% per le auto utilizzate nell'esercizio di imprese, arti e professioni.

Intanto il presidente designato di Confindustria, Giorgio Squinzi, a margine di un incontro con le territoriali del manifatturiero di Confindustria Vicenza, interpellato sull'articolo 18 ha sottolineato che deve prevalere la linea del dialogo «sempre». Sulla crisi e sulla disoccupazione record, soprattutto per i giovani, Squinzi ha dichiarato: «Questo è il vero problema».

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