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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2012 alle ore 16:05.

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Papa RatzingerPapa Ratzinger

Il Papa sceglie il giovedì santo, data simbolo della cristianità per lanciare all'intera Chiesa un messaggio di inconsueta durezza. Nel mirino del Pontefice l'appello alla disobbedienza sottoscritto da 329 parroci austriaci, denominato "Pfarrer Initiative", nel quale vengono chieste a Roma riforme come l'abolizione del celibato, la comunione ai divorziati e il sacerdozio femminile. Temi tabù per questo pontificato, e probabilmente anche per i prossimi. Ma la questione vera è l'appello alla disobbedienza, che contraddice uno dei cardini della chiesa cattolica, elemento base dell'ordinamento ecclesiastico.

Per come i temi sono stati posti non sarebbe in discussione la sola autorità del Papa o dei vescovi così come conosciuta fino ad oggi in epoca post-conciliare, ma in definitiva il concetto stesso di Chiesa universale. Ed è per questo con ogni probabilità che Bendetto XVI è intervenuto così duramente nel giorno in cui si ricorda l'Ultima Cena, evento fondativo della cristianità in cui venne istituita l'Eucarestia e il ministero del sacerdozio.

Il discorso di oggi del Papa ha due valenze principali. Una è strettamente riferita all'Austria, paese di tradizione cattolica ma che da tempo mostra chiari segni di inquietudine. In particolare dal 2009, ano della crisi dei lefebvriani, quando dall'episcopato arrivarono dissenzi netti sulla remissione della scomunica ai quattro vescovi seguaci dei tradizionalisti del defunto monsignor Lefebvre. Vicenda andata più o meno in parallelo con la controversa nomina - poi revocata dopo le vibrate proteste da parte dei vescovi austriaci - dell'ultraconservatore mons. Wagner ausiliare di Linz: Wagner era salito alla ribalta delle cronache anni addietro per aver tacciato di "satanismo" i libri di Harry Potter e soprattutto affermato che l'uragano Katrina era stato una sorta di punizione divina per l'immoralità dei cittadini di New Orleans.

C'è poi il tema più ampio delle lotte e i "peccati" dentro la Chiesa - in particolare la pedofilia - da tempo nell'occhio de ciclone: per il Papa prima di tutto va debellato il male all'interno, contraddicendo in questo la tesi (spesso prevalente in Curia) che la Chiesa su questi temi in definitiva è oggetto di attacchi esterni da parte dei media e di poteri forti. Non a caso esattamente sette anni fa, durante la via crucis del venerdì santo - con Giovanni Paolo II nei suoi ultimi giorni di vita - il cardinale Ratzinger tuonò: «Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!». Parole che poi hanno segnato il suo pontificato, e assurte a sorta di "manifesto". Concetti questi ribaditi spesso, e in particolare nel 2009, sempre durante il caso dei lefebvriani, che ha marcato una sorta di spartiacque della vita curiale. Nella lettera a tutti i vescovi del mondo in cui si dava conto del caso, il Papa citò la lettera di San Paolo ai Galati, una delle prime comunità cristiane più turbolente e divise, e affermò che anche nella Chiesa di oggi, proprio come allora, «ci si morde e ci si divora».

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