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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2012 alle ore 08:14.

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Due giorni l'ha definita una riforma di «rilievo storico». Ieri, parlando a Napoli nel corso di una conferenza stampa sul progetto di rilancio del sito archeologico di Pompei, il presidente del Consiglio, Mario Monti è tornato sui contenuti del disegno di legge che riforma il mercato del lavoro, appena trasmesso al Senato dopo il via libera del Colle. È una riforma importante - ribadisce il premier - «difficile da capire e anche da spiegare», ma che rappresenta uno dei «passi vitali, necessari verso un'Italia più moderna».
Le norme sul reintegro anche per motivi economici, che per la Confindustria fanno di quello varata dal Governo «un testo pessimo», vengono relegate dal premier ad una fattispecie non moto rilevante. «Le imprese – osserva – sono insoddisfatte perché avrebbero voluto la sparizione della parola reintegro, ma con il tempo capiranno che ciò avverrà in presenza di fattispecie molto estreme e improbabili». Spetta ora al Parlamento valutare le singole misure contenute nel disegno di legge, modificarle e - questa l'aspettativa del Governo - migliorare l'impianto complessivo del provvedimento.

In serata, in un'intervista al Tg1 è giunta la replica al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: il Governo deve «guardare all'interesse generale. La Confindustria è il sindacato dei datori di lavoro. Marcegaglia definisce il testo della riforma pessimo che non è un understatement. Si prenda le responsabilità di quello che ha detto». Per il premier, tre mesi fa Confindustria «non avrebbe neppure osato sperare che il licenziamento per motivi economici diventasse in Italia come in Paesi dove c'è maggiore flessibilità e che il ruolo del reintegro fosse limitato, come è con questa riforma, solo a casi di abuso del licenziamento per motivi economici».
Monti confida nel sostegno dei partiti che appoggiano il governo, auspica un rapido iter di approvazione del testo e sottolinea come il Governo, pur con sensibilità diverse al suo interno, ha comunque deliberato all'unanimità sui contenuti del Ddl. Si va verso un nuovo voto di fiducia? «Potrebbe essere utile, non essere uno strumento eccezionale: l'abbiamo usata diverse volte in questi 4 mesi e mezzo», annuncia il premier alla Reuters.

Per la prima volta in Italia si introduce un sistema di protezione «non del singolo posto di lavoro ma del singolo lavoratore, si favorisce la formazione continua dei lavoratori, permettendo di adeguarsi alla società dinamica, senza incrostare le imprese a ciò che esiste».
Certo il pressing del Pd è stato decisivo nel riformulare la contestata revisione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. È il tema, di rilievo strategico, della flessibilità in uscita, ma l'invito implicito che giunge dal presidente del Consiglio è a valutare la riforma nel suo complesso. Per questo insiste sul rilievo "limitato" del possibile reintegro in azienda per licenziamenti originati da cause economiche.
Il Governo - spiega - con l'appoggio «consapevole e altamente responsabile delle forze politiche che lo sostengono, si sforza di mutare le condizioni strutturali del produrre e convivere sociale in Italia», attraverso riforme come quella sul mercato del lavoro. «Abbiamo in mente soprattutto gli esclusi e i meno privilegiati, il che significa il Mezzogiorno e in carne e ossa i giovani». A Giorgio Napolitano, che dal Colle sostiene l'azione di riforma intrapresa dal Governo, va il «pensiero più devoto e grato» del presidente del Consiglio.

La strada è ancora lunga e irta di ostacoli, come mostra l'altalenante andamento dello spread, ieri nuovamente in salita a 369 punti base, segno della persistente volatilità e instabilità dei mercati e non dell'impatto del Ddl di riforma del lavoro: «Sui mercati – ha detto Monti - ci sono tensioni per ragioni che non hanno nulla a che fare con l'Italia, semmai con qualche altro Stato membro dell'Ue e con l'insoddisfazione per le decisioni prese dall'Ecofin sui firewall».
Occorre rilanciare la crescita e il premier sottolinea come nel suo recente viaggio in Asia non vi sia alcun elemento di "esotismo". Quando si parla di investimenti esteri in Italia – aggiunge – la quota Asia «cresce molto più rapidamente di quanto siamo consapevoli». E a proposito di Pompei, tra gli investimenti maggiormente attrattivi «c'è il capitolo turismo, e in Italia vi è una quota di turismo asiatico».

GLI SNODI PRINCIPALI

La risposta alle aziende
«Le imprese – ha detto Monti – avrebbero voluto la sparizione della parola reintegro, ma con il tempo capiranno che ciò avverrà in presenza di fattispecie molto estreme e improbabili»

Gli obiettivi per il Paese
«Abbiamo in mente soprattutto gli esclusi e i meno privilegiati – ha spiegato il presidente del Consiglio – il che significa il Mezzogiorno e in carne e ossa i giovani»

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