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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2012 alle ore 14:31.

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Quando scoppia lo scandalo degli investimenti in Tanzania il filo diretto tra il segretario della Lega Nord Umberto Bossi e l'allora tesoriere Francesco Belsito si infittisce. Fino a quel momento i contatti erano distratti, occasionali ma poi, quando l'8 gennaio il Secolo XIX pubblica la notizia dei soldi che hanno spiccato il volo verso l'Africa, Cipro e la Norvegia, diventano necessari per capire cosa sta accadendo. Bossi non ama stare al telefono con Belsito: non solo per le difficoltà fisiche ma forse anche perché comincia a capire che qualcuno sta tradendo la sua fiducia.

Gennaio è un mese caldo: le telefonate si susseguono e la sala ascolto della Dia di Reggio Calabria è lì a registrarle. Le Procure che intercettano Belsito, a quel punto, cominciano ad avere un quadro anche certo del putiferio scoppiato all'interno del partito e, contemporaneamente, a capire che il capo chiede spiegazioni a quell'uomo e di quell'uomo – ligure di nascita ma vibonese di origine – che maneggia milioni. Tutte le telefonate – non soltanto quelle con la voce di Bossi – che non sono d'interesse dell'indagine non sono state allegate ai fascicoli. Le altre sì, anche se la sensazione – secondo quanto il Sole-24 Ore è riuscito a ricostruire – è che molte telefonate rimandassero a successivi appuntamenti lontano dal grande fratello telefonico che, a loro insaputa, era stato attivato dalle Procure.

Cosa si siano detti Bossi e Belsito in quegli incontri non è dato sapere. Ma l'8 febbraio, parlando al telefono con la sua collaboratrice Nadia Dagrada, Belsito riferisce di essere in possesso di una registrazione compromettente per la Lega. «Eh, cosa mi volevano far fare, glielo dico della Fondazione eh – si sfoga Belsito –, cosa mi volevano far fare che dovevo portargli dei soldi...». È a questo punto che si fa accenno alla registrazione. Nadia Dagrada incalza il suo interlocutore: «Esatto! E tu poi quello ce l'hai registrato?». Belsito risponde senza esitazioni: «Sì, eh». L'asserita esistenza di un colloquio registrato viene confermato dalla stessa Dagrada nell'interrogatorio del 3 aprile davanti al pm di Napoli, Henry John Woodcock, e al sostituto procuratore di Milano, Paolo Filippini: «Il Belsito – fa mettere a verbale la funzionaria leghista – mi ha sicuramente detto di aver registrato un suo colloquio con l'onorevole Bossi, colloquio nel quale aveva "ricordato" al segretario onorevole Bossi tutte le spese sostenute nell'interesse personale della famiglia Bossi con i soldi provenienti dal finanziamento pubblico». Della registrazione però non c'è traccia. Nemmeno nella cassetta di sicurezza dell'ex tesoriere nei locali della Camera a Roma. All'interno, oltre alla cartella con l'intestazione "The Family", sono state trovate decine di copie di movimenti bancari e una documentazione corposa.

Il putiferio interno alla Lega Nord appare chiarissimo anche nel dialogo – che l'informativa del Noe del 30 marzo 2012 consegna nelle mani dei pm Vincenzo Piscitelli e Woodcock – del 9 febbraio 2012 tra Stefano Bonnet e Romolo Girardelli, entrambi indagati nell'inchiesta che sta squassando il partito. Bonnet dice chiaramente quello che gli analisti politici pensano: vale a dire che il destino del Senatur è segnato. La fonte romana di Bonnet gli dice che «ormai il partito è in mano a Maroni». Girardelli non sembra né preoccupato – eppure dovrebbe essere quanto meno guardingo visto che la rete delle sue amicizie è nel cerchio magico di Bossi – né sorpreso. Risponde: «Sì sì certo eh... ormai è in mano a lui eh...». La naturalezza con la quale commenta la vicenda è nella frase seguente: «... e noi dove siamo scusa secondo te?... eh scusa...». Lapidaria la risposta di Bonet: «Con Belsito».

Girardelli di fronte all'affermazione ride ma viene interrotto da Bonet che dice una frase ambigua, che si presta a più di una lettura e che sarà sicuramente scavata negli interrogatori che i pm condurranno nei prossimi giorni: «Ma scusa non abbiam fatto tutto questo perché diventasse presidente lui?». Quel «lui» a chi si riferisce? A Bossi che da poco è stato nominato Presidente della Lega? Allo stesso Belsito? A Maroni? E ancora più misteriosa è la frase successiva quando Bonnet chiede a Girardelli: «Ma, scusa un attimo ammiraglio (è il soprannome con il quale viene appellato Girardelli, ndr) tu che sei ammiraglio e dovresti sapere guidare le navi nelle rotte in burrasca...». Ancora una volta nessuna emozione da parte dell'"ammiraglio": «... Stefano poi ti racconto ma ce n'è da raccontare poi ci divertiamo un giorno che c'abbiamo prima (parola incomprensibile) i contratti poi... un giorno ci facciamo, ti faccio fare un po' di risate vere...».

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