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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2012 alle ore 08:24.

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Renzo Bossi (Ansa)Renzo Bossi (Ansa)

Non ci sono soltanto le dichiarazioni delle segretarie di via Bellerio a confermare quanto emerso dalle intercettazioni sull'utilizzo disinvolto dei soldi della Lega Nord. Ora è anche l'autista e bodyguard di Renzo Bossi a squarciare il velo sulla gestione allegra dei fondi pubblici nel partito del Carroccio. Lui, Alessandro Marmello, si sfoga con un'intervista sulle pagine del settimanale Oggi: «Non ce la faccio più – dice –, non voglio continuare a passare soldi al figlio di Umberto Bossi in questo modo: è denaro contante che ritiro dalle casse della Lega a mio nome, sotto la mia responsabilità. Lui incassa e non fa una piega, se lo mette in tasca come fosse la cosa più naturale del mondo».

Marmello ha lavorato come autista di Renzo Bossi per tre mesi nel 2009 e dall'aprile dello scorso anno è stato assunto dalla Lega Nord con un contratto a tempo indeterminato. «Ogni volta che avevo bisogno di soldi per fare benzina, oppure pagare eventuali spese per la manutenzione dell'auto – racconta –, ma anche per pagare il ristorante quando ci trovavamo, spesso, fuori Milano, potevo andare direttamente all'ufficio cassa alla sede della Lega, in via Bellerio, firmare un documento che non prevedeva giustificazioni particolari, era praticamente un foglio bianco, e ritirare ogni volta un massimo di 1.000 euro. Anche più volte al mese. Il fatto è che questo denaro mi veniva dato come corrispettivo degli scontrini e delle ricevute che presentavo. E tra queste ricevute – aggiunge Marmello al settimanale diretto da Umberto Brindani – molte mi erano state date da Renzo per coprire sue spese personali».
Già, ma quali spese? «Poteva essere la farmacia, ristoranti, la benzina per la sua auto, spese varie, cose così – sottolinea Marmello –. Insomma, quando avevo finito la scorta di denaro andavo in cassa, firmavo e ritiravo. Mi è capitato anche di dover fare il pieno di benzina pure per la sua auto privata».

L'autista di Renzo Bossi ha anche documentato le sue affermazioni con una serie di video girati tra gennaio e febbraio, prima cioè che si sapesse dell'indagine in corso da parte delle procure di Reggio Calabria, Napoli e Milano. Nei video si vede il figlio del Senatur (che ieri ha annunciato le dimissioni da consigliere regionale lombardo) prendere del denaro contante che l'autista ha riposto nella macchina di servizio e poi lo stesso Marmello ricevere i rimborsi dopo aver presentato le ricevute.
È probabile che le dichiarazioni del bodyguard di Renzo Bossi, così come i video sul sito del settimanale, finiranno nel fascicolo dei magistrati. Oggi intanto, dopo la pausa per le festività di Pasqua, riprende l'attività istruttoria e gli inquirenti continueranno a esaminare l'enorme mole di materiale cartaceo e informatico sequestrato il 3 aprile. «Sono documenti – ha dichiarato il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo – che potrebbero offrire ulteriori spunti di indagine e delle risposte che penso arriveranno». I pm delle tre procure si sentiranno in questi giorni per fissare un nuovo vertice, che potrebbe avvenire nei prossimi giorni, presumibilmente la prossima settimana. Ma nel frattempo non è escluso che qualche altro nome venga iscritto nel registro degli indagati.

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