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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2012 alle ore 14:39.

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(Afp)(Afp)

La Cina può salvare il Made in Italy? Quando si tratta di lusso, forse sì. Il Financial Times attira l'attenzione su un'inversione di tendenza che si sta manifestando: per i prodotti d'alta gamma la produzione tende a rimanere in Europa invece di spostarsi in Cina dove i costi del lavoro sono più bassi. Questo perché i consumatori cinesi hanno assimilato l'idea che l'Europa è la culla del lusso e del connesso know-how. Dopo tanti allarmi sulla "migrazione" dei posti di lavoro in Asia, adesso i cinesi creano posti di lavoro in Italia.

Il Ft racconta del recente lancio, a Pechino, di una griffe di abbigliamento maschile di lusso chiamata Sheji: la proprietà è cinese, ma è fabbricata in Italia. La start-up (il nome italiano è Sorgere) appartiene alla controllata statale China Garments, che fabbrica in Italia nei laboratori della Raffaele Caruso.
Il reportage – firmato da Rachel Sanderson, Kathrin Hille e Vanessa Friedman – sottolinea che il forte mercato cinese dei beni di lusso sta dettando le scelte degli imprenditori non solo per la piazza di quotazione (Prada l'anno scorso ha esordito alla Borsa di Hong Kong), ma anche per quanto riguarda i luoghi di produzione. I consumatori cinesi che se lo possono permettere ci tengono ad avere beni "Made in Italy" o "Made in France". E' un giro d'affari imponente: secondo le stime il mercato del lusso in Cina ha fatturato 40 miliardi di euro l'anno scorso.

"La combinazione dell'impatto della crisi del debito sovrano, che ha indebolito l'industria in Paesi periferici dell'eurozona come l'Italia", scrive il Ft, "e il boom del lusso in Cina potrebbero creare il punto di svolta per l'investimento cinese in Europa".
E quando il primo ministro italiano Mario Monti ha invitato il premier cinese Wen Jiabao a investire in Italia "I banchieri hanno pensato che i beni di lusso fossero tra gli obiettivi che Monti aveva in mente, oltre al debito sovrano".
Al di là del mondo della moda, il principale produttore cinese di bulldozer ha recentemente acquisito per 178 milioni di euro il 75% del gruppo Ferretti, il maggiore fabbricante mondiale di yacht di lusso, che nel 2008 aveva sfiorato il fallimento.

I cinesi, commenta Vanessa Friedman nel suo blog, potrebbero essere i salvatori dell'industria del lusso europea non solo perché ne comprano i beni, o perché comprano i marchi in crisi (Fung Brands ha acquisito Sonia Rykiel, Robert Clergerie e Delvaux), ma anche perché finanziano fabbriche.
Poiché molte fabbriche producono anche marchi di proprietà (il fabbricante del nuovo brand Sheji-Sorgere, per esempio, fabbrica anche la linea italiana di abbigliamento maschile Caruso), questo significa che i cinesi "indirettamente finanziano la produzione di marchi di lusso europei. In un modo o nell'altro, pagano per posti di lavoro in Italia".
La fusione tra lo stile cinese e la fabbricazione europea "è una tendenza che sta acquistando sempre più slancio", scrive il Ft. Il tutto in linea con la politica del governo di Pechino di favorire l'idea di una rinascita della cultura cinese. Alla Sheji-Sorgere –per esempio - contano di usare una tecnica cinese di ricamo che tradizionalmente poteva essere usata solo per abiti indossati dall'imperatore.

Resta da vedere se il cambiamento di tendenza si consolida. Il Ft osserva che la strategia presenta rischi per entrambe le parti. I marchi europei mettono il loro futuro alla mercé degli appetiti dei consumatori cinesi per i prodotti d'alta gamma, nonostante ci siano segni di rallentamento dei consumi anche da quelle parti. E le imprese cinesi devono dimostrare di essere più brave nel gestire marchi di lusso di quanto siano state le imprese giapponesi, che 30 anni fa fecero un raid simile sui beni di lusso europei, rivelatosi non duraturo.
Gli analisti e i dirigenti industriali – nota ancora il Ft – sono scettici sulla possibilità che le start-up cinesi con fabbriche in Europa crescano abbastanza da competere con nomi affermati. La risposta cinese è che in Cina il gusto per il lusso sta diventando sempre più sofisticato e che "ha solo bisogno di tempo per dare frutti".

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