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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2012 alle ore 19:56.
«Noi siamo profondamente insoddisfatti della riforma del lavoro: è intempestiva e inadeguata. Non si doveva fare in un periodo di grave recessione». Boccia senza appello la riforma varata dal Governo Massimo Donadi, capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera, nel corso dell'intervista al Sole24ore.com.
«Difficile parlare di modifiche a un disegno di legge che bocciamo nel merito, che riteniamo abbia l'impostazione peggiore in questo momento di crisi. C'è una distanza abissale fra la nostra visione e quella del Governo, quindi presenteremo i nostri emendamenti, ma non ci illudiamo di riuscire a cambiarlo».
La linea dell'Idv è diversa. «Per noi sarebbe stato utile nuoversi su piani diversi. Fare un intervento sui contratti collettivi, portandoli a tre, massimo quattro e rinviando il resto della contrattazione a livello aziendale, di distretto o comunque territoriale. Come? Facendo accordi legati alla competitività con premi legati al raggiungimento di precisi obiettivi. Insomma al di là dei minimi, rimettere tutto il resto alla contrattazione locale».
Per Donadi il testo è inaccettabile soprattutto sotto due aspetti, l'articolo 18 e il passaggio dalla mobilità all'Aspi. «È stato un grave errore modificare l'articolo 18 in questa fase congiunturale», sottolinea Donadi, «bisogna mantenere il testo attualmente in vigore». Donadi è preoccupato sul fronte del passaggio dalla mobilità all'Aspi. «Da una parte si estende la platea, ma dall'altra si dimezza la durata, senza poi tener conto del superamento della Cigs. Il problema non è introdurre flessibilità, ma dare una prospettiva a chi perde il lavoro». L'Aspi, poi, «va a regime nel 2017, questo è la dimostrazione che l'impostazione è inadeguata alla situazione di oggi. L'Italia o si salva nei prossimi mesi o fra cinque anni avremo ben altri probolemi».
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