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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2012 alle ore 16:56.

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Dopo quelle di Milano, Napoli e Reggio Calabria, anche le Procure di Bologna e Reggio Emilia aprono un fascicolo di indagine (al momento contro ignoti) sui fondi della Lega in Emilia Romagna. La Pasqua di passione per il Carroccio prosegue, quindi, oltre la Pasquetta. Ad accogliere il partito questa mattina è stata la notizia che procuratore aggiunto Valter Giovannini, in accordo con il procuratore capo, Roberto Alfonso, ha deciso di fare luce sulle tante ombre gettate sul partito dalle dichiarazioni di gestione 'quantomeno allegra' del denaro fatta da parte dei vertici emiliani del Carroccio.

Sabato scorso un quotidiano locale riportava, infatti, la dichiarazione dell'ex tesoriera della Lega bolognese, Carla Rusticelli, fatta fuori dal partito (a suo dire, e questo e' chiaro) per essersi dimostrata un po' troppo inflessibile: «ho assistito a diverse situazioni in cui ho visto passare del nero, ma mi sono sempre rifiutata», raccontava Rusticelli. Anche lei, come molti altri in questi anni, punta l'indice contro il segretario regionale, Angelo Alessandri, accusato di gestire il partito in maniera centrista, da padre padrone.

Prima del botto che ha prodotto le dimissioni della famiglia Bossi (padre e figlio), a presentar denuncia alla Digos, sempre sulla questione fondi neri, era stato Alberto Veronesi, candidato del partito alle regionali dell'Emilia Romagna del 2010. Veronesi e l'ex revisore dei conti del carroccio Alberto Magaroli verranno presto sentiti in Procura, così come al momento non si esclude una convocazione anche per il numero uno del partito sotto le Due Torri, Manes Bernardini. Quello stesso Bernardini che meno di un anno fa era stato lanciato nella bagarre politica delle elezioni per la poltrona di sindaco, nientemeno che da Rosy Mauro.

Quello stesso Bernardini che dal palco di Piazza Maggiore aveva chiuso la sua campagna elettorale affiancato da tutto il 'vecchio gotha' del suo partito: in testa a tutti Umberto Bossi e Rosy Mauro (ancora lei). «Questo è il vento del cambiamento - aveva detto la "Maga" - cercando di sdrammatizzare la mezza tormenta che rischiava di far volare via bandiere e striscioni dei militanti». A Bologna, la storia racconta, che il vento non è mai cambiato, più a Nord invece tira vento di tempesta.

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