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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2012 alle ore 16:13.

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L'Iran mette alla porta Google, Yahoo e i social networkL'Iran mette alla porta Google, Yahoo e i social network

Censura. Bavaglio. Che si chiami come si vuole ma quanto ha pianificato il ministro dell'Informazione e delle Comunicazioni iraniano, Reza Taghipour, ridurrà di fatto drasticamente le possibilità di navigare in Rete per milioni di utenti del Paese mediorientale. Il funzionario in questione, secondo un rapporto reso pubblico da International Business Times, ha parlato a chiare lettere di una "clean Internet" - il progetto porterà alla creazione di una vera e propria Intranet nazionale, soggetta a diverse limitazioni – e questo significa l'oscuramento di una numerosa lista di portali e social network non graditi (o comunque non controllabili) al governo di Teheran.

A pagare l'intransigenza delle autorità iraniane saranno quindi da subito, a partire da maggio, servizi Web based alquanto diffusi come quelli resi disponibili gratuitamente da Google, Yahoo! e Microsoft (il programma di posta elettronica Hotmail), servizi che verranno rimpiazzati da analoghi strumenti come Iran Mail e Iran Search Engine, per cui servirà ovviamente fornire credenziali soggette al controllo da parte delle autorità competenti.
Da agosto, invece, scatterà la fase due del piano di Taghipour, che obbligherà gli Internet Service Provider locali ad aderire alla nuova rete nazionale e imporrà forti restrizioni di accesso online (da computer e dispositivi mobili) per tutti i cittadini residenti in Iran. Le eccezioni, si legge nel rapporto, varranno solo per i siti stranieri valutati come idonei (su Twitter, tanto per cominciare, è rimbalzata notizia che il sito delle Olimpiadi di Londra 2012 risulta al momento inaccessibile dall'Iran) e dunque inseriti in una "lista bianca" approvata dal governo.

La decisione di cui sopra non arriva comunque a sorpresa e segue episodi di censura che hanno riguardato in passato sia le stazioni televisive che quelle radiofoniche. Lo scorso ottobre Facebook veniva ufficialmente bollato come una minaccia ai valori islamici, e dunque alla società iraniana tutta. Poche settimane fa lo stesso ministro Taghipour aveva affermato testualmente come "il Web promuove il crimine, la frammentazione nazionale, contenuti immorali e l'ateismo" e come l'obiettivo del governo sarebbe stato quello di eliminarne tutti i "flagelli".
Che il Web, e i social network in particolare, siano un obiettivo sensibile per Teheran lo dimostra quanto accaduto nel giugno del 2009, quando su Twitter e Facebook circolarono notizie e testimonianze relative alle rivolte di piazza sedate con la forza dai militari. L'appello lanciato di recente dal Presidente americano Barack Obama, che aveva lanciato un nuovo appello per la libertà di informazione per il popolo iraniano, sembra di conseguenza caduto nel vuoto.

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